Per partecipare allo spettacolo
Forse, uno dei motivi per cui l’Atletica Leggera italiana non fornisce più risultati di una volta risiede nel fatto che prima si… correva, mentre oggi si… corre per partecipare allo spettacolo. Forse, il “prezzo da pagare” : l’iscrizione alla gara; l’iscrizione ad una società; il possesso di un certificato medico che attesti l’idoneità all’attività agonistica; la presenza nei regolamenti delle gare della immancabile voce “rimborso spese”…
Di sicuro, è più complesso risalire alle cause della deprimente situazione dell’Atletica nazionale, dovendo necessariamente accostarsi a problematiche altamente strutturali e “politiche” in senso lato. Tuttavia, una certa responsabilità la deve pure avere la “base” del movimento, se quasi tutto langue ormai da svariati anni, poniamo dalla fine degli anni ottanta, con la scomparsa sulla scena di campioni del calibro di Cova, Panetta, eccetera. Evidentemente, la stessa classe dirigenziale è stata indotta ad agire come ha agito, anche perché non è stata sollecitata da una massa di praticanti propositiva oltre che appassionata.
Ma cosa può aver spinto la “base”, negli ultimi venti anni, a comportarsi in un modo che si può benevolmente definire “superficiale”?
Riteniamo che è scaduto il senso civico generale, nell’italiano medio, che si è riverberato in tutti i settori della vita sociale, compreso quello sportivo. E’ prevalso cioè, nell’animo delle persone, vista la crisi economica e morale, il tentativo di fare proprio il piacere individuale e tutte quelle attività che possono procurare soddisfazione e godimento, anche a costo di un limitato sacrificio economico; con in più lì esigenza di “apparire” (non di “essere”) nell’immenso, caotico e festaiolo insieme dei movimenti dei raggruppamenti sociali, sempre più spesso chiamati “eventi”. Ormai, non si fa’ più distinzione fra un concerto di una famosa pop star, o la partecipazione ad una gara podistica di prestigio…
Come si potrebbe sperare in un miglioramento della situazione? Non c’è niente da fare… E’ pura utopia pensare che un qualche intervento che parta dalla base possa portare ad un mutamento… Dovrebbero verificarsi le condizioni per cui la stessa base, che è per lo meno distratta e in un certo senso inconsapevole, assumesse delle decisioni che andrebbero contro i suoi interessi, il che è assurdo al solo pensarci, assolutamente improponibile. E allora?
Chissà, forse se si eliminassero i “rimborsi spese” nei regolamenti delle gare, si otterrebbe che molte squadre non avrebbero interesse a schierare un nugolo di partecipanti, pur di ambire a conquistare l’agognato premio in denaro; che poi, sia detto per inciso, il più delle volte ci risulta non va’ ad “impinguare” le tasche dei singoli atleti partecipanti, ma solo le casse sociali. Affinché si possa tornare sulla scena delle competizioni… “più belli e forti di pria”; primi, tra l’altro, non in un trofeo atletico, ma economico….