Anatomia della scarpa podistica
Podisticamente parlando, la scarpa è ben conosciuta dai podisti nel momento dell’acquisto (anche perché è un’operazione che deve ripetere spesso…), ma molto meno quando poi questi (una volta giunti a casa con fra le mani il prodotto finito) si interrogano sui materiali impiegati per la sua fabbricazione. Con questo scritto vorremmo, almeno parzialmente, colmare la lacuna.
Cercheremo di fare uno studio “anatomico” della scarpa podistica, immaginandoci di essere in un’aula scolastica, su di un tavolo, all’osservazione degli studenti, e di “sezionare” la scarpa, svelandone la sua costituzione interna.
TOMAIA – Da intendersi anche come “forma” complessiva della scarpa. Infatti, la tomaia riveste quasi per intero la calzatura, imprimendole un disegno e una forma che possono renderla gradevole alla vista e, come sperano i “persuasori occulti” delle case costruttrici, indurre il desiderio dell’acquisto. In concreto, la tomaia è la parte che avvolge il piede e deve assicurare traspirabilità, confort, resistenza alle abrasioni, all’acqua (dev’essere idrorepellente) e agli urti del piede nell’impatto col suolo. E’ costituita per lo più da pezzi di materiali cuciti tra loro, che possono essere sintetici (nylon o microfibre), o in pelle, o in alcuni casi perfino un mix. Da notare che l’allacciatura della scarpa è parte integrante della tomaia. Si specifica la cosa, poiché tutto contribuisce a fare della tomaia un elemento della scarpa podistica che possa incidere lievemente nell’aumentarne il peso complessivo. Per tale motivo le tele delle tomaie possono essere leggerissime, in particolare per gli sport che praticano un movimento unidirezionale come il podismo. In questo caso una scarpa che abbia in tomaia del nylon mesh a nido d’ape rappresenta la soluzione ideale: è leggera e consente un’adeguata traspirabilità del piede.
ALLACCIATURA – Dev’essere estesa e fasciante, con buona distribuzione dei lacci, affinché possa ben contenere il collo del piede ed evitare punti di pressioni che non siano uniformi, perché potrebbero compromettere la stabilità dell’appoggio, o comunque creare un certo disagio al podista. A tale proposito, i “passalacci” (quei fori che permettono il transito dei lacci) forse è meglio che siano privi dell’occhiello metallico, per meglio mantenere la stringa in tensione.
FODERA – E’ la parte interna della tomaia. E’ un tessuto assorbente e disperdente dell’umidità, per garantire tra l’altro l’igienicità del piede.
LINGUA – E’ posta al di sotto dell’allacciatura e contiene i punti di pressione prodotti dalla trazione dei lacci.
PLANTARE o SOLETTA – Ha la funzione di distribuire su tutta la superficie del piede di appoggio la forza-peso, per cui sono disegnati in base alla funzione anatomica specifica. Alcuni hanno delle micro-forature, per consentire il passaggio dell’umidità. I plantari destinati a superfici dure sono dotati di inserti ammortizzanti nella zona tallonare. Gli spessori sono distribuiti per avvicinare meglio il piede al terreno, migliorando l’assetto di guida e la sensibilità dell’impatto.
STABILIZER – E’ un materiale plastico che avvolgendo il calcagno assicura il controllo laterale del piede.
SPERONE o CONCHIGLIA – E’ un rinforzo indeformabile posto all’altezza del tallone e alloggiato nella parte che si chiama “conchiglia”: protegge dalle asperità del suolo e serve a mantenere un corretto assetto di corsa del piede. La sua sede avvolge il calcagno e sostiene inoltre sia la caviglia che il tendine di Achille.
INTERSUOLA – E’ la parte posta tra la tomaia (l’ “involucro” esterno della scarpa) e il battistrada (la parte superiore dell’intersuola), molto importante nella resa della scarpa podistica, dovendo assicurare sia l’ammortizzamento che la protezione dei colpi. Di solito è fatta in EVA (Etil, Vinil, Acetato). A volte la mescola è costituita da poliuretano e polietilene, in relazione alle tecnologie usate dalle case costruttrici (che su questo giocano buona parte della loro concorrenza). Alcune calzature hanno anche nella parte mediana un inserto più rigido, chiamato shank. Se toccate l’intersuola, la trovate un po’ morbida, perché all’interno contiene delle porosità dove risiedono particelle d’aria. Questo è il motivo per cui, a volte, il podista avverte degli strani cigolii mentre corre, ma soprattutto mentre cammina, che tanto lo disturbano e lo rendono perplesso sulle cause (si saranno bagnate?, si sarà lesionata la suola?). I modelli più tecnici hanno inseriti nella zona tallonare e mediale dell’intersuola dei materiali ammortizzanti regolarmente brevettati (ed anche questi “alimentano” la concorrenza commerciale fra i marchi).
BATTISTRADA o SUOLA – E’ la parte della scarpa più direttamente a contatto con il suolo (ecco perché la “suola” si chiama così). Deve garantire aderenza e trazione, le quali sono le caratteristiche indispensabili della corsa. Le mescole utilizzate al riguardo sono quasi sempre in gomma vulcanizzata.
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