Intervista: Antonio D’Ambrosio
Abbiamo pensato di intervistare Antonio D’Ambrosio per più di un motivo. Innanzitutto, perché è un amico (uno di quelli che rimpiangi di non poter frequentare tutti i giorni…), e avere a che fare con un amico è sempre un piacere che ti riconcilia con la vita. Poi, perché abbiamo riscontrato in alcuni podisti una certa ritrosia ad accettare un invito simile, a cauda del loro timore che tale “esperienza” potesse farli apparire agli occhi degli altri podisti come esibizionisti. Pericolo questo che con Antonio non si “corre” affatto…; anzi, lui ricerca quasi questa condizione, perché ha una visione della vita improntata all’allegra partecipazione delle cose podistiche. Infine, perché riteniamo che Antonio possa fornirci utili strumenti di comprensione del fenomeno-corsa legato alla larga partecipazione delle gare domenicali.
- Antonio, innanzitutto presentati. Ecco, abbiamo intitolato questa intervista, “La simpatia come biglietto da visita”. Chi sei? Per quali misteriosi e magici sentieri giungi fino a noi?
I “misteriosi e magici sentieri”… sono quelli del Lagno, che costeggiava un tempo il territorio di San Giovanni a Teduccio e oltre. Vi correvo spensierato da bambino, con amici, da Via Argine fino a Via Astronauti a San Sebastiano al Vesuvio, passando per Via Censimento dell’Arco. Il divertimento che avvertivo, che ne so…, mi è rimasto nelle vene. Per me “correre” significa, appunto, “divertimento”.
- Se non andiamo errati (fosti tu stesso a dircelo) hai cominciato a correre nel 2011. Con chi e perché?
Sì, nel 2011. Conoscevo l’amico Salvatore Martinelli, podista già abbastanza preparato, che alla fine, dopo qualche uscita con lui, mi convinse a correre la prima gara (sia pure senza pettorale), a Poggiomarino. Così, giusto per provare a concludere una gara… Fu in quella occasione che l’amico Salvatore mi parlò della sua intenzione di partecipare alla maratona di Amsterdam e della possibilità che io vi corressi la Mezza. Accettai di buon grado. L’unica condizione che mi venne… “posta”, cioè simpaticamente “imposta”, fu l’iscrizione obbligatoria ad una società podistica. Così, mi iscrissi con la sua squadra, “La Podistica il Laghetto”, dove milito tuttora.
- Come si svolge la tua giornata podistica? Vogliamo dire, quanti giorni ti alleni durante la settimana? Segui una tabella, o corri a sensazione? Prepari qualche gara in particolare, o nessuna?
Niente tabelle, niente orari prefissati, niente di niente. I miei allenamenti sono le gare. Per motivi di lavoro, corro quando e come posso. Meglio se con amici, è chiaro.
- Questa è una domanda superflua, lo sappiamo, ma dobbiamo farla “per mestiere”: corri da solo, o in compagnia?
Come dicevo, con amici è meglio, molto meglio. Anzi, quasi sempre mi… “apposto in agguato”… e, appena ne vedo uno…, zac!, mi aggrego.
- Qual è stata la tua prima gara? E qual è la gara, o l’avvenimento podistico, che ricordi con maggiore affetto?
La mia prima gara ufficiale è stata quella di Torre del Greco, settembre 2011. Una bella emozione. Però, quella che ricordo con maggiore affetto è la Mezza di Amsterdam. Ringrazierò sempre Adriana Scognamiglio che proprio ad Amsterdam sacrificò la sua corsa per la mia, facendomela concludere anche con un tempo dignitoso, per uno come me che era alla sua prima esperienza sulla Mezza e senza per altro aver alle spalle una preparazione sia pure minimamente specifica alle spalle: 2h 08”.
- Rivesti qualche ruolo nella tua squadra di appartenenza? Noi, per “ruolo”, intendiamo un compito ufficiale. Quindi, non prendere in considerazione il… ruolo di simpaticone della compagnia…, che d’altronde tutti ti riconoscono…
Mi piacerebbe avere un incarico e, soprattutto, poterlo assolvere. Ma come dicevo, per motivi di lavoro, non posso promettere niente del genere ai miei amici di squadra che, comunque, sono… in ottime mani!
- Un tipo come te, immaginiamo, ha solo ricordi e non rimpianti. E’ proprio così? Cioè, faresti qualcosa che non hai fatto e rifaresti qualcosa che invece hai già fatto?
Rimpianti? Cos’è un rimpianto? Tutto quello che faccio, il tempo che passa lo trasforma in ricordi, mai in rimpianti… Non ho rimpianti, perché… non conosco il significato di questa parola!
Caro Antonio D’Ambrosio, con questa tua ultima “illuminante” risposta, ci hai fatto capire molte cose, di te stesso e della vita, cioè di come si dovrebbero “correre e percorrere” i sentieri della vita, podistica e non solo.
Grazie per aver acconsentito a questa intervista, alla fine della quale vogliamo premiarti, sul posto più alto del podio, con la medaglia “campione di simpatia”!!!