Uso e abuso degli integratori
Noi podisti siamo propensi agli integratori, lo sappiamo. Lo siamo per tutta una serie di motivazioni, dalle più semplici e prevedibili, a quelle più sofisticate e insospettabili, da quelle naturali a quelle più intriganti. Ma forse riportare il contenuto di un articolo de “Il Fatto Quotidiano” (dell’ottobre 2015), a firma di Chiara Daina, può aumentare il grado di conoscenza e di consapevolezza dell’argomento, senza ergerci a paladini di questa o di quell’altra posizione. Ragioniamo sui nudi e crudi numeri. Anzi, sulle percentuali.
Apprendiamo che il giro d’affari degli integratori alimentari in Italia, nel 2012, era di 1,8 miliardi di euro; nel 2014, di 2,1; e che ad agosto aumentava del 9,8 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo dato è fornito dalla FederSalus.
Sempre tramite FederSalus, sappiamo che:
- l’elisir più richiesto è stato quello contro il mal di gola e la tosse, in inverno (23%);
- segue quello riguardante i prodotti atti a controllare il colesterolo (16,6);
- vanno bene anche quelli che riguardano il ripristino di sali minerali e vitamine (16,5);
- poco dietro, i prodotti probiotici e quelli energetici (8,6);
- chiudono, comunque con una discreta richiesta, i prodotti per l’intestino (3,5).
Silvio Garattini, direttore dell’’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, ci informa che vitamina D e calcio, tanto per fare un piccolo esempio, non modificano la densità ossea, come comunemente si è portati a credere. Questo per dire che una dieta variegata è perfettamente in grado di sopperire al nostro fabbisogno. E ancora. Ci ammonisce circa l’abitudine di rincarare la dose di certi principi nutritivi, perché perfino dannosa, in quanto il nostro organismo non assorbe più di quello che ha “naturalmente” bisogno. Altro esempio. Un eccesso di vitamina C, per essere eliminato, sovraccarica i reni. E in più. Uno studio dell’ospedale Molinette di Torino ha di recente dimostrato che un uso eccessivo di integratori alimentari aumenta la possibilità di contrarre il tumore alla prostata.
A volte, fare il podista diventa problematico: seguire l’istinto, oppure l’esperienza? Fare da sé, da quello che si apprende dalla pubblicità, oppure regolarsi in base alla periodica osservazione del medico di fiducia delle nostre analisi del sangue, le sole che possono realisticamente segnalare eventuali criticità? Probabilmente, si è nel giusto se si raccomanda di seguire l’esperienza, ma a patto che sia sempre suffragata e controllata da personale specializzato.