Rendimento stagionale nel podismo
Bisogna riconoscere che il rendimento del podista varia a seconda della stagione, soprattutto di colui che gareggia su strada ogni domenica. Qual è la ragione? O magari ce ne sono di svariate, riconducibili al complesso delle situazioni che si vengono a creare? Occupiamocene.
Naturalmente, tralasciando il dato purtroppo possibile di un infortunio che tenga lontano dagli allenamenti il malcapitato podista, le migliori occasioni in cui si raggiunge la migliore condizione la fornisce la stagione calda, specialmente nel periodo coincidente con le ferie, dal momento che in esso sono assolutamente coincidenti passione sportiva e disponibilità di tempo. Di rimando, in tutte le altre stagioni, sia per le situazioni meteorologiche e sia per eventuali malanni passeggeri dovuti al freddo, non creano sempre le condizioni ideali per una serie di proficui allenamenti. Quindi, al podista non resta altro da fare che “industriarsi”, fare di necessità virtù, cioè adeguarsi di volta in volta alle “esigenze” del momento. Facciamo qualche esempio pratico.
Com’è noto, prima di ogni allenamento, anche quello dedicato alla corsa lenta, il podista necessita di un buon riscaldamento, perché non si deve in alcun modo correre senza aver prima preparato un poco l’organismo. Ecco, quanto “poco”? Nei mesi caldi, bastano anche 5 minuti; ma in quelli freddi a volte non bastano neanche i canonici 20. Così come per l’abbigliamento. Nei mesi caldi, una canotta di cotone, magari traforata, va’ più che bene; ma in quelli freddi coprirsi diventa una necessità che richiede molta attenzione: non bisogna farlo in abbondanza, però nemmeno lasciando qualche parte scoperta, pensando che con la corsa ci si riscalderà. Nei mesi caldi il problema può essere costituito anche dall’abbondante sudorazione e dalla necessità di proteggersi magari dal sudore che cola sugli occhi e da quello che irrita l’interno delle cosce, essendo a inevitabile contatto con dei pantaloncini; ma in quelli freddi si verifica il problema opposto, consistente nell’appesantimento dei vari necessari indumenti, che spesso inibiscono la fluidità della corsa.
Altro aspetto da tenere presente è la lunghezza degli allenamenti e delle gare. Nei mesi caldi, si può correre per un tempo difficilmente superiore all’ora, ragione per cui “abbondano” allenamenti corti e rapidi e gare difficilmente superiori ai 10 km; ma in quelli freddi, ci si può tranquillamente dedicare ai fondi medi e lunghi, che facilmente avvicinano le 2 ore di corsa e a gare di 21 km, nonché alla preparazione di una qualche maratona da correre magari in primavera.
Allora, diventa utile raffrontare il periodo rispetto a quello trascorso l’anno precedente, tanto nella maggior parte dei casi, sia le sedute di allenamento che le gare sono sempre le stesse. Però, per chi volesse migliorare il proprio rendimento, consigliamo di svolgere nel periodo dei mesi freddi, per la ragione che abbiamo appena detto, un allenamento non più settimanale come quello tipico dei mesi caldi, ma quindicinale, nel quale è possibile inserire altre forme di allenamento, come la corsa in salita, il fondo lungo, oltre a quelle relative alla potenza aerobica e alla velocità in senso lato.
Adeguarsi, quindi, alle mutate condizioni climatiche: riflettere, ponderare e agire, podisticamente parlando, di conseguenza.