Mi… son fatto le scarpe

Non è del tutto chiara l’etimologia della parola “scarpa”. Forse, deriva dal germanico “skarpa”, che significa “tasca di pelle”. Evidentemente, in tempi molto remoti, si provvedeva in proprio alla “fabbricazione” delle scarpe che, dovendo essere ad uso prettamente personale, si aveva la massima cura nel prepararle. Da qui il detto: “Ti/mi hanno fatto le scarpe”, perché se le preparava un estraneo non metteva nell’impegno la stessa cura dell’interessato.

Perché questo lungo preambolo? Perché vogliamo parlare della scarpa del podista, sul come usarla, sul come mantenerla in modo efficiente, sul come farla durare il giusto tempo. Cioè, vogliamo consigliare alcuni espedienti che potrebbero risultare utili al podista un po’ disattento, a quello che, inebriato dall’acquisto di un bel paio di scarpe, è portato a trascurare gli accorgimenti necessari al buon mantenimento delle stesse.

Innanzitutto, non si dovrebbero mai usare sempre le stesse scarpe. Esistono le scarpe per il fondo lento, quelle dei “lavori” (corsa media e velocità), quelle per le gare, per la pista, per il cross. Poi, il buon rapporto con le scarpe nuove comincia all’atto dell’acquisto e ancor prima di usarle. Cosa significa? Quando comprate le scarpe, provatele entrambe, non limitatevi solo ad una, perché sono sempre prodotte in serie, un tipo di lavorazione che a volte può risultare difettoso. Oltre al fatto che quando le provate, statevene all’in piedi e controllate che ci sia un centimetro di distanza fra la punta della scarpa e il vostro alluce. Altrimenti, darete adito al detto e alla domanda: “Ma che è, ti vanno le scarpe strette?”, per la… manifesta difficoltà sopravvenuta. Quando finalmente sarà giunto il momento di correre con le scarpe nuove, avrete fatto benissimo a calzarle una giornata prima solo per camminare: essere si saranno conformate appieno al vostro piede.

Le scarpe si sporcheranno, è inevitabile. Come andranno lavate? Mai in lavatrice: troppo comodo e pericoloso per il materiale costituente la scarpa. Acqua appena un poco tiepida, con una piccola spazzola leggermente insaponata. Può andar bene anche con le scarpe non slacciate, ma tenute bene aperte, onde consentire la penetrazione dell’acqua anche negli interstizi. Dopo sgocciolate, lasciate le scarpe in un punto della casa che sia ventilato e mai, nei mesi freddi, troppo vicino al termosifone (figuriamoci sopra!), magari in posizione verticale, con la conchiglia in basso, così che l’aria passi anche sotto la suola.

Quanto devono durare le scarpe? Le riviste specializzate consigliano 500 km. Ma la… rivista che facciamo al nostro portafogli ci induce a pensare che possiamo… spingerci fino a 1000 km. Oltre questo limite non possiamo pretendere dalle nostre scarpe un’accettabile elasticità, un’adeguata risposta alle sollecitazioni che le sottopongono le nostre corse. Quindi, ogni podista tenga conto del momento dell’acquisto della scarpa, la alterni giustamente con le altre che ha a disposizione in base al tipo di allenamento che deve sostenere, si faccia i suoi bravi calcoli e, grosso modo, quando penserà di aver raggiunto il limite programmato, se ne liberi, per evitare possibili infortuni. Non butti per intero le scarpe. Intanto, la scarpa in sé, può tornare utile in qualche cross invernale. Non si sa mai. E poi, qualche laccio di riserva, qualche plantare…, qualcosa è sempre possibile riciclare.

 

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