Cosa significa veramente “mangiar bene”
Se andiamo a leggere (e a rileggere) i consigli che eminenti nutrizionisti ci elargiscono da sempre circa il “mangiare corretto”, ci accorgiamo che poco o nulla è cambiato negli ultimi anni e che quindi le “sane e buone regole” di un tempo, tutto sommato resistono ancora oggi. Ma quali sono queste “sane e buone regole”? Le vogliamo ricordare a chi (noi compresi) magari per il troppo parlarne, ne sta perdendo il ricordo?
In estrema sintesi, “mangiar bene” significa:
ridurre le porzioni di ogni piatto che si consuma, soprattutto se si è in evidente sovrappeso;
limitare l’utilizzo dello zucchero da cucina che si trova negli alimenti dolci e nelle bevande gassate;
contenere l’utilizzo dei grassi saturi, come le parti grassi di burro, carni e formaggi;
ridurre l’utilizzo dei grassi idrogenati, che abbondano nelle merendine e nei dolci industriali;
aumentare il consumo di frutta e verdura, che apportano antiossidanti, fibre, minerali e vitamine.
“Mangiar bene” significa anche che è preferibile consumare 5 pasti giornalieri:1) colazione del mattino; 2) spuntino del mattino; 3) pranzo; 4) spuntino pomeridiano; 5) cena.
La colazione del mattino deve essere abbondante, perché deve contenere tutti i principali nutrienti che occorrono all’organismo per affrontare degnamente la giornata. Lo spuntino del mattino, così come quello pomeridiano, è da intendersi per lo più come assunzione di un frutto, o di un alimento “equivalente”, per non arrivare completamente affamati al pasto successivo. Il pranzo deve rispondere alle esigenze personali di lavoro, ma in ogni caso non dev’essere di difficile digestione, avente dunque dosi di carboidrati prevalenti su quelle delle proteine. Infine, alla cena spetta il compito di “integrare” tutti i nutrienti, per bilanciarli nel rispetto dell’intera giornata trascorsa: quindi, proteine e fibre domineranno la “s-cena”. Il classico bicchiere di vino, o la bionda birretta, sarà bevuto/a nel corso del pasto principale, a seconda delle possibilità personali.
Naturalmente, come sanno tutti i podisti, a nulla varrebbe il “mangiar bene” se non si praticasse una certa attività fisica per la qual cosa, già che siamo in argomento, ricordiamo:
le forme di attività fisiche più efficaci sono quelle aerobiche, cioè quelle della corsa lenta;
per ridurre problemi di sovrappeso, bisogna correre come minimo dai 40’ ai 60’;
i km settimanali di corsa, distribuiti in 3/4 giorni, non dovrebbero essere inferiori ai 30;
se si pratica il walking, si tenga presente che 4 km corrispondono a circa un’ora di corsa.
E’ importante ricordarsi che “mangiar bene” non significa automaticamente “vivere bene”. Magari fosse così semplice. La qualità della vita è data sempre dall’insieme di più fattori (ambiente, famiglia, lavoro, eccetera), dei quali comunque i più influenti sono l’alimentazione e l’ attività fisica che, per fortuna e per… merito acquisito, noi podisti appassionati abbiamo in abbondanza.