Domande all’ortopedico: la sindrome tibiale
Questa volta il nostro amico podista ortopedico entra nel Bar del Podismo, attratto dalle grida di un’accesa discussione che si sta svolgendo al suo interno. Un po’ si meraviglia, perché i podisti sono gente tranquilla e silenziosa: cosa sta accendendo, oltre il dovuto, le loro argomentazioni?
TIZIO – Ma quale <sta per qualche giorno fermo che ti passa>: è una settimana che sto fermo!
CAIO – E si vede che una settimana, nel tuo caso, è troppo poco. Ci vuole tanto a capire?!
SEMPRONIO – Ma tu quali controlli ti sei fatto? Non è che ti hanno sbagliato la diagnosi?
TIZIO – Sì, ho fatto la radiografia, ed è uscito che…, ah, ecco il dottore….
ORTOPEDICO – Ma che è? Che è successo?
CAIO – No, niente dottò. E’ che Tizio è scemo e pensa di risolvere il suo problema gridando.
SEMPRONIO – Sì, dottò, perché lui è intelligente e sa tutto. Dice che ha <esperienza>…
ORTOPEDICO – Che hai, Tizio?
TIZIO – Dottò, da qualche settimana ho un dolore qui, al centro della tibia. Ma così forte, così forte…, anche da fermo, ormai. All’inizio potevo anche correre, poi passava. Ma ora mi impedisce proprio di correre e, quel che più conta, mi fa’ male. Sto impazzendo. E’ una settimana che non corro, nel senso che ormai non ci provo, perché non ce la faccio.
ORTOPEDICO – Ti sei fatto vedere, sì?
TIZIO – Sì, sì. Mi hanno detto di fare una radiografia ed è risultato che ho una “sindrome tibiale”. Mi hanno prescritto degli antinfiammatori. Per un po’ sembrava passasse, ma poi è ritornata.
ORTOPEDICO – Un solo esame può non bastare. A questo problema ci possono collegare tante diagnosi: periostite, sindrome mediale della tibia, sindrome del soleo, sindrome del tibiale posteriore… Effettivamente, il dolore nelle fasi iniziali compare al termine degli allenamenti e scompare con il riposo. In seguito si presenta anche durante la corsa. A volte è presente perfino quando si cammina. E così vivo il dolore, che anche la semplice palpazione della parte interessata procura un grande malessere. Per la complessità delle parti interessate, la sola radiografia potrebbe risultare insufficiente, per cui si consiglia una scintigrafia ossea e, magari, comparare i due risultati. Quali sono le cause: fratture da stress della tibia, sindrome compartimentale della loggia dei muscoli profondi del piede che portano a una riduzione della vascolarizzazione, processo infiammatorio del periostio nel punto di giunzione osteo-tendineo dei flessori plantari… Insomma, il problema potrebbe essere di difficile individuazione. Quello che è certo è che il terreno duro comporta il rischio di contrarre la patologia. Ma non è da escludere neanche il caso di una scorretta meccanica di corsa (pronazione), un carico eccessivo di chilometraggio, nonché l’uso di scarpette o inadatte o consumate.
TIZIO – Mamma mia, com’è difficile questa cosa! Tutte a me devono capitare…
ORTOPEDICO – Non ti preoccupare, non sei il solo, anzi. Ogni podista ne è un potenziale “portatore sano”… E’ la stessa corretta tecnica di corsa la responsabile di grandissime sollecitazioni sulle strutture osteotendinee, perché l’appoggio prevalente sull’avampiede è il solo che permette di reggere ritmi sempre più veloci. Perciò, i muscoli gemelli, il soleo e i flessori plantari sono sovraccaricati nella fase di appoggio, causando nel punto di origine del soleo sulla tibia una periostite con formazione ossea incipiente. Ed anche la pronazione, in chi ne è soggetto, a lungo andare, perché nella stessa zona si verifica una tensione dovuto allo stress anomalo e costante.
TIZIO – Dottò, il caffè…
ORTOPEDICO – Che fa’?
TIZIO – Voglio dire…, si fa’ freddo…
ORTOPEDICO – Eh, già, scusa. Sai, comincio a parlare… (lo beve d’un fiato). Quindi, veniamo al sodo, la terapia. Hai già capito che il riposo e la riduzione dei km negli allenamenti è d’obbligo. Qualcuno si rivolge alla crioterapia (il ghiaccio…), ma spesso non basta. Meglio curare il miglioramento delle qualità elastiche dei muscoli del polpaccio che durante la fase di appoggio, al momento della flessione dorsale del piede, sono allungati considerevolmente. E il modo più idoneo resta quello di fare dello stretching giornaliero. Naturalmente, bisognerà esaminare attentamente l’anatomia del piede, se non sia presente chissà una questione di valgismo che consiglierebbe l’uso di un plantare correttivo. Ma è più facile ritenere che si tratti di pronazione, quindi calzare scarpe antipronazione, o di calzature troppo usurate: in entrambi i casi, bisogna “correre” a cambiare le scarpe.
TIZIO – Dottò, mi fate sentire piccolo piccolo… Mi sento mortificato…
ORTOPEDICO – Ah, ah, ah, ah… Ma no caro Tizio, t’impressiono perché questo è il mio lavoro; mentre il tuo, quello di podista, lo stai scoprendo via via che pratichi questo sport. Facci caso, hai già imparato tante cose che, al cospetto di un sedentario, potresti apparire un sapientone.
TIZIO – Dottò, non so come ringraziarvi…
ORTOPEDICO – E non lo fare, ciao (e poi esce): ciao a tutti!