La sindrome degli ischio-crurali: brutto affare…
Sentiamo da un amico podista che gli hanno diagnosticato una sospetta sindrome degli ischio-crurali: brutto affare…
I muscoli ischio crurali si trovano nella loggia posteriore della coscia e sono: bicipite femorale, semimembranoso, semitendinoso. Essi traggono origine dalla tuberosità ischiatica per inserirsi distalmente sulla gamba, in particolare il bicipite femorale sulla testa del perone e sul condilo laterale della tibia, il semimembranoso sulla parte posteriore del condilo mediante la tibia, il semitendinoso sul lato mediale della tibia.
Sono deputati alla flessione del ginocchio e alla estensione dell’anca, per cui sono muscoli bi articolari (svolgono due funzioni) e anche per questo le tipologie delle loro lesioni sono frequenti.
La sindrome degli ischio-crurali è una patologia di recente definizione, che sta assumendo sempre più rilevanza nell’ambito dell’infortunistica sportiva. Essa si presenta con dolore in corrispondenza della piega glutea e si irradia lungo la regione posteriore della coscia. Tale dolore si avverte negli scatti, nei salti e perfino quando si è seduti per lungo tempo. Clinicamente, si tratta di una tendinopatia cronica dell’inserzione prossimale degli ischio crurali sulla tuberosità. Le cause vanno ricercate nei sovraccarichi a cui sono stati sottoposti questi muscoli. Per una corretta diagnosi, non vanno trascurate svariate patologie, quali la sindrome del piriforme, la borsite ischiatica, le fratture da stress, ma anche patologie riconducibili all’articolazione sacro-iliaca e alla coscia posteriore. La limitata conoscenza di questa recente forma di sindrome, unita alle svariate tipologie che potrebbero interessare, rendono difficile ottenere la diagnosi in tempi brevi. Per tale motivo il sospetto diagnostico dovrebbe essere approfondito da un ortopedico esperto in questo tipo di patologie, suffragato dalla risonanza magnetica nucleare, la quale permette di rilevare alterazioni dei tendini prossimali degli ischio crurali, nonché di valutare se la sindrome è in relazione al nervo sciatico.
Se la sindrome degli ischio-crurali è confermata, dev’essere impostato un programma riabilitativo associato all’effettuazione di fisioterapia (fibrolisi diacutanea, ipertemia, tecar terapia). Solo nei casi ribelli è indicato sottoporsi a intervento chirurgico di neurolisi dello sciatico e tenotomia parziale del tendine congiunto degli ischio-crurali. L’indicazione dell’intervenuto chirurgico, comunque, va’ accolta se si soddisfano tre requisiti: 1) il quadro clinico ha causato la limitazione o la sospensione della pratica sportiva; 2) la RMN ha dato esito positivo per una tendinopatia dei muscoli ischio-crurali o per esiti di lesioni muscolari pregresse; 3) la sintomatologia si è dimostrata resistente alla terapia conservativa condotta per oltre tre mesi. L’intervento chirurgico prevede la fasciotomia del compartimento posteriore della coscia, la tenotomia parziale dei muscoli fibrotici e la liberazione del nervo sciatico da eventuali aderenze, il che avviene mediante un’incisione longitudinale mediana di circa 8-10 cm ad iniziare dalla tuberosità ischiatica. All’intervento faranno seguito esercizi di stretching mirati al recupero graduale dei muscoli interessati, in un periodo di tempo oscillante tra i 4 e i 5 mesi.
L’abbiamo detto: brutto affare…