Quando imitiamo i bambini, non sbagliamo mai
Si è sempre detto: il gioco è una cosa seria. Si è sempre saputo: giocando, s’impara. Ma spesso si sente dire: non fare il bambino. E poiché il gioco è correlato soprattutto ai bambini, si è indotti a pensare che i bambini, giocando, non facciano la cosa giusta. Insomma…, come stanno le cose? Dov’è la verità? Cosa dobbiamo pensare circa i bambini e il gioco… in Atletica Leggera? Possono insegnarci qualcosa, a noi podisti di… una certa età?
Osserviamoli, questi bambini, forse impariamo qualcosa…, forse ci ricordiamo di qualcosa che in fondo abbiamo dimenticato… I bambini, innanzitutto, giocano per divertirsi, per stare insieme e per cercare di superarsi nel rispetto di certe regole, “le regole del gioco”, per l’appunto. Infatti, affinché un gioco possa esistere, deve contenere delle “modalità di esecuzione prefissate, precise e concordate”, altrimenti gioco non è, ma solo indeterminata e caotica confusione.
Però, per fare bene il gioco, bisogna prepararsi, avere necessariamente delle basi, e se non le si ha, procurarsele. Come? Mediante una buona base propedeutica: la preparazione. In mancanza di questi due presupposti, regole e preparazione, non è che non si possa giocare, non ci si diverte, e pertanto il gioco si vanifica, perdendo quasi del tutto la sua valenza positiva. Senza questi due presupposti, un bambino quindi non socializza, mentre un podista non si realizza. Un bambino smette dopo pochi tentativi, un podista resta perché non vuole e non può fare diversamente, ma in lui non aumenta il divertimento, bensì un certo grado di livore verso gli altri.
Un esempio? Un bambino è portato a giocare con tutti i suoi simili, fra i quali non trova nessuna differenza. Un podista, se non ha un percorso simile al bambino, cioè “regole + preparazione”, trova diverse differenze, fra i suoi partecipanti al gioco, anzi, a volte s’industria a trovarne di nuove e di insospettabili. Vogliamo fare un altro esempio? Un bambino, nel rispetto naturale delle “regole + preparazione”, si diverte e socializza. Un podista, in difetto anche di un solo aspetto, o delle “regole” o della “preparazione”, si arrabatta e non si realizza. Conclusione?
Podisticamente, ogni tanto, imitiamo i bambini. Quando imitiamo i bambini, non sbagliamo mai.