Intervista a Peppe Sacco: un’istituzione del podismo campano
Intervistare un vecchio amico come Peppe Sacco, significa fare un tuffo nel passato, una riflessione sul presente e un salto nel futuro. Podisticamente parlano, è ovvio. Perché Peppe vive in questo mondo podistico campano da tempo “immemorabile”. Nel senso che chi scrive, quando iniziò a correre, conobbe in lui un podista già “introdotto” a pieno titolo. Per cui, intervistarlo, assume i bei connotati di un “abbraccio” ad un amico di vecchia data e perfino un “pretesto” per ripercorrere dei tratti salienti dell’esperienza podistica campana nel frattempo maturata.
Uno come te sembra nato nel podismo… Ma quando ti sei veramente introdotto in questo mondo? Con quali aspettative, obiettivi o programmi? O è stata la semplice passione?
Il podismo, meglio di re la corsa, nasce per… un’esigenza del corpo… Inizio anno 1980. Pur essendo giovanissimo, avevo una cattiva circolazione, con colesterolo e trigliceridi alle stelle, a causa del lavoro sedentario che svolgevo e alla cattiva alimentazione. Mai ho pensato di appassionarmi tanto assolutamente, no! Anche perché il mio lavoro ed altri impegni quotidiani non mi lasciavano del tempo libero. Poi…, chi mi conosce bene, oltre a diventare accanito podista “amatore”, ho costituito nel 1995 una società podistica, organizzato tanti eventi e speso tempo come giudice Fidal dal 1996 al 2016.
Hai sicuramente partecipato a molte gare… Raccontami della prima (che per un podista è sempre un ricordo memorabile) e di quella che ti ha dato le emozioni più belle.
Bello, ricordarmi dei tanti allenamenti fatti nel Reale Bosco di Capodimonte, dove ho conosciuto tanta bella gente che mi convinsero a prendere parte alle “gare”, meglio usare il termine “appuntamenti FIASP”, a passo libero, dove si correva senza affanno e senza cronometro e dove la partenza veniva data con uno “scrocchio” (non so se il termine è giusto) fatto con le mani dall’organizzatore Osvaldo Vitale. Appuntamenti dove non veniva proclamato il vincitore e non veniva scritto il nome dell’ultimo arrivato. Un mondo FIASP, ahimè, che non esiste più. E in quegli incontri domenicali ho conosciuto una persona unica, “Vincenzo Marletta”, il “Re dei Re degli amatori”. Correre con Vincenzo era come stare seduti a teatro ed ammirare un attore comico, tanti sono gli aneddoti da poterne scrivere un… allegro libro. Lui mi presentò Raffaele Colantuono e mi tesserai con l’Atletica Libertas Ercolano: la mia prima squadra come tesserato “Amatore Fidal”. La mia prima gara come tesserato amatore Fidal è stata quella di Apice, partecipando con un pantaloncino da calciatore (ricordo che Raffaele ebbe da ridire per il mio abbigliamento poco podistico e tecnico). Se la memoria non m’inganna, la gara successiva fu la Roma/Ostia, con la canotta della LIbertas, nel tempo netto di 1h e 45’, con i complimenti del burbero (ma buono) Colantuono.
La tua vera vocazione podistica si è subito manifestata, perché hai quasi immediatamente cercato di estendere agli altri, in special modo ai giovani, i sani principi dell’attività podistica. A Casalnuovo e a Volla sei, in maniera del tutto meritata, un’istituzione. Forse, hai trovato in questo territorio persone e situazioni che in altri… non hai trovato. In Fidal, per esempio…
Dopo la LIbertas, per una scissione, nacque la Erco-Sport di Ercolano, dove ho militato per ben cinque anni. Cinque anni trascorsi in allegria e con l’amarezza di lasciarla. Decisi dopo la maratona di Cesano Boscone vinta da Giovanni Ruggiero. Decisi di far conoscere al territorio di Casalnuovo e Volla l’associazionismo del podismo. Nello stesso tempo, reclutando e scoprendo nuovi atleti del
territorio, come Pino Veneruso e Salvatore Pecoraro, e altri. Il gruppo raggiunse oltre 120 iscritti, una realtà per il territorio di Casalnuovo e Volla, che tutti ancora si vantano e mi riconoscono nei due Comuni di Casalnuovo e Volla, e forse anche quello di Pomigliano, come “ ‘o presidente”.Giusto anche ricordare il gruppo di atleti assoluti composto da tanti valenti atleti portato avanti per cinque anni poi soppresso, perché a tanti piaceva fare l’atletica della strada. Il rapporto con la Fidal finisce con l’insediamento della nuova dirigenza da me giudicata inadeguata all’incarico e in più per i costi eccessivi per l’affiliazione e tesseramento, spesa che a mio avviso non vale la pena di affrontare per una società come la mia fatta da soli amatori.
I “numeri” dicono che in Campania il fenomeno degli EPS è in forte aumento, tanto che è diventato un “fenomeno parallelo” alla federazione nazionale. Raccontami le difficoltà che hai trovato nell’impostare un programma dirigenziale che non fosse sospetto alle decisioni che venivano dall’alto della Fidal, la quale magari aveva l’unico intento di far leva sugli Amatori, considerato solamente come “serbatoio” da cui attingere.
Per rispondere a questa domanda non basta un periodo e nemmeno un tema. Io, per riassumerla, rispondo con la storia del podismo nazionale. La Fidal con gli amatori ha iniziato negli anni ’90 e sola affiliazione e 3 euro di costo per tesserino. Io ricordo di aver pagato affiliandomi con la Fidal come Gruppo Podistico Casalnuovo (oggi Silma Atletica Cristofaro) 80 mila lire con cui potevi affiliarti per tutti i settori maschile e femminile e le categorie promozionali e con tessere a gratis. Personalmente, credo che quello che chiede la Fidal dal 2.000 ad oggi con l’avvento di Arese continuato poi con Giomi è inconcepibile: non c’è nessun riscontro di qualità e servizi resi. Quelli resi agli amatori (per me restano Amatori) sono le medaglie di cartone e titoli a gogò che non valgono nulla, facendo credere agli stessi di essere… atleti dell’Atletica… nelle sue 30 discipline. Pochi ricordano le ultra maratone, la Pistoia Abetone e la 100 km del Passatore che erano gare Fiasp e la Fidal le guardava con disprezzo; addirittura diceva che fare quelle distanze faceva male alla salute. Oggi, o meglio, da tempo mette in palio titoli e campionati che alla fine per accredito di partecipazione a quelli veri non valgono niente. Chiedo: ti sei mai chiesto il perché sul tesserino non appare il nome della società di appartenenza e si evidenzia soltanto “atleta Fidal”? Perché quando va pure lei a sedersi al tavolo del CONI risulta di avere più tesserati di tutti e si mangia una buona parte della torta alla faccia delle tante associaioni, gruppi e società ad essa affiliata. L’ultima bruttura è quella di far pagare la tassa gara anche per i campionati: ecco il motivo per cui un campionato di mezza maratona viene disputato con 4 prove…
Alcune “scelte collaterali” della Fidal lasciano perplessi. La Runcard, per esempio… Cosa ne pensi?
La Runcard, per l’idea che è nata, è stata una valida iniziativa, a copertura delle organizzazioni e quella dei partecipanti. Infatti resta la regola “mai applicata”. Il richiedente poteva trarne beneficio per una sola volta perché alla scadenza dopo un anno dalla data di emissione doveva tesserarsi con una associazione ad essa affiliata. Questa normativa serviva per non togliere aderenti alle ASD. Poi come ogni cosa italiana appare il Machiavelli di turno che riesce a stravolgere la normativa e in più si tira dentro anche gli Eps con accordo degli stessi. Una vera offesa allo sport e alle società; in più un colpo di Stato, un colpo di spugna sulla Legge dello Stato che vuole per la partecipazione Agonistica Promozionale (attenzione, tutto ciò che si organizza, si organizza usando il nome di una associazione affiliata alla Fidal è Agonistica Promozionale) e per parteciparvi basta la regolare certificazione medica agonistica. Le gare agonistiche sono quelle organizzate dalla sola Federazione dove partecipano atleti della categoria assoluta per accredito cronometrico, Runcard = Cassa, ma per pochi.
Un tuo parere adesso, Peppe, sugli sponsor: sono necessari, invadenti, da regolamentare, o cos’altro?
Io posso dirti, da ex giudice, che la potenza degli sponsor su di un arrivo o in campo…, se coprivo il cartellone pubblicitario mi facevano spostare, pur riconoscendomi che quella posizione era l’ideale per il controllo di giuria. I marchi nell’atletica, maggiormente quelli per le scarpe, hanno rovinato atleti veri e amatori. Poi il mercato del falso ha fatto il resto.
Il doping… Ne vogliamo parlare? Quello che è possibile riscontrare anche negli Amatori.
Il doping è un fatto annoso, tanto che si voleva dare un altro colpo di spugna, cancellando ogni primato. Quello che fa male è che tutti sanno, ma non lo denunciano; e quello praticato nel mondo amatoriale perché si sentono atleti dell’atletica e non del podismo per vincere la medaglia e il titolo di cartone, in più per vedersi sul ciclostile della parrocchia. Personalmente io li condanno, ma condanno anche chi li allena perché sa e non lo riprende perché gli fa comodo di essere additato come maestro del vincitore “poverino”. Togliamo di mezzo premi e titoli fasulli e il doping, almeno tra gli amatori, scompare.
Infine… Uno come te, sicuramente, ha in serbo qualche possibile soluzione per i giovani, affinché pratichino con profitto e gioia l’Atletica Leggera. “Dimmi e dammi” una mano a gridare la nostra protesta per un settore che langue e che sembra abbia smesso perfino di lamentarsi.
Il podismo dev’essere praticato come momento di gioia e di aggregazione, due cose che ha dato ad ogni atleta amatore il motivo di praticarlo, e non per combattere ogni domenica posizioni, tempi e premi, una continua esasperazione nell’immaginare di essere “atleti dell’atletica” per una scatola di pelati oppure 10 euro. Mi permetto di suggerire alla Fidal di preoccuparsi del medagliere che scarseggia sempre di più medaglie, altrimenti non hai ragione di esistere. In più gli atleti della categoria assoluta devono entrarci per merito e non per età. Direi anche di eliminare i Campionati Regionali di Società. E di sorvegliare la Categoria Promozionale, dove all’interno vivono falsi tecnici.
Grazie, Peppe, tante grazie. Sei stato come prevedevo, concreto, senza fronzoli e di fronte alla realtà podistica sempre con determinazione e coraggio, per il bene dell’Atletica Leggera.
Ciao, Giuseppe, grazie a te per l’occasione: non ti nascondo che mi sono un po’sfogato (ah!!!)