Sesso e podismo, parliamone
Un argomento tanto importante come il sesso, non poteva non riguardare, come in effetti riguarda, il podismo, per cui ne vorremmo finalmente parlare, pur senza avere l’ambizione di pronunciare sentenze, morali e scientifiche, ma la semplice e sana curiosità di esplorare un ambito troppo spesso ritenuto non degno di attenzione. Storicamente, una certa ritrosia a parlarne ci deriva dalla difficile interpretazione di un impulso che è stato di volta in volta oggetto perturbato di religione e di scienza, di istinto e di morale, dissidio sulla cui risoluzione sappiamo già in partenza che saremo inadeguati. Ma forse il solo parlarne, per così dire pubblicamente, ci affranca da un certo timore reverenziale e ci spinge nella giusta direzione di una maggiore consapevolezza dell’argomento.
Vorremmo subito precisare che il sesso ci sembra uno di quei comportamenti “esclusivi” dell’individuo e che, proprio per questa sua dimensione strettamente personale debba risolversi, così come in effetti si risolve, solamente in una sfera privata. Non abbiamo mai visto qualcuno ad esempio defecare in pubblico, senza che fosse insorta contro l’individuo stesso il “comune senso del pudore”. Cioè, atti come il mangiare, lo svuotamento dei rifiuti organici, il dormire e anche il desiderio sessuale, rientrano in quella ristretta gamma di atti “privati” in cui il “pubblico” non deve intervenire. Non tanto e non soltanto, secondo noi, per il “comune senso del pudore” eretto a salvaguardia della morale collettiva, ma perché nel privato l’individuo si atteggia e fa’ delle cose a cui lui soltanto ha il diritto di abbandonarsi, una dimensione nella quale crollano le barriere sociali che regolano la sua esistenza nella collettività, una parentesi, salutare, nella quale egli può dare modo al suo “io” di rilassarsi e di ripartire con rinnovata energia nel suo ruolo sociale e familiare.
Fatta la premessa, giunge puntuale la domanda: ma il sesso fa’ male o fa’ bene, nel podismo, prima di una gara o di un allenamento intenso? Proviamo, non ironizzate vi prego, ad addentrarci. Il discorso deve essere posto sia dal punto di vista fisico che psicologico, perché è indubbio che il sesso si ripercuote sia sulle energie corporali, che si impiegano nello svolgimento dell’atto sessuale vero e proprio, e sia in quelle mentali, che influiscono nella conseguente deconcentrazione dovuta all’indubbio rilassamento che ne deriva. Nei maschi soprattutto, prevale la componente fisica grazie alla conformazione dei loro testicoli che li vuole forniti dagli ormoni. Già il termine “ormone”, che significa “mettere in movimento”, ci da’ l’idea di quanto una certa dose di dispendio energetico si debba attribuire al coito, anche se non nelle percentuali che allarmano certi tecnici. In realtà, con il riposo susseguente, anche di un paio d’ore, si ripristinano tutte le energie impiegate in precedenza. A debilitare il fisico del podista che avesse deciso di soddisfare certi suoi bisogni, è più un sonno di breve durata a compromettere la sua prestazione sportiva, invece dell’attività sessuale ingiustamente incriminata. D’altronde, la funzione degli ormoni che abbiamo ricordato, quella di “mettere in movimento” altri non è che “mettere in movimento” il normale metabolismo del corpo umano in tutte le sue componenti. Ragione per cui, attivare questo meccanismo naturale è perfino vantaggioso, per il podista che voglia avere un fisico pronto e rispondente alle sollecitazioni agonistiche. Nelle femmine, la situazione è diversa, mancando quasi del tutto la componente ormonale. In esse l’impulso sessuale si manifesta in una dimensione più ampia e, ancora vi preghiamo di non ironizzare, più profonda e articolata, rivolgendosi soprattutto alla sfera psicologica. Ecco perché, ad esempio, è ben visibile nel maschio l’ottenimento dell’orgasmo, mentre nella femmina ciò è precluso. Anzi, cosa che non può accadere al maschio, la femmina può avere nello stesso singolo coito più orgasmi. Forse, per questo si dice che una donna quando s’innamora, s’innamora per davvero…
Per altri versi, una certa parte di studi fatti in materia, c’informa di come nell’individuo alla sua nascita si formi una componente bambina, fatta di istintiva spontaneità, di pulsioni e di giochi e che rappresenti la sua infanzia per tutto il resto della vita; che successivamente, in una che si deve definire adulta, se ne formi un’altra che si esprime nella capacità lavorativa e professionale; e che infine se ne aggiunga un’altra ancora, rappresentata dalla parte genitoriale, quella in cui si manifesta un groviglio di regole, divieti e concessioni. In una personalità equilibrata, queste diverse componenti che condizionano il vivere dell’individuo, coesistono in maniera tutto sommato pacifica, fatti salvi tutti i momenti altalenanti, tipici del vivere quotidiano. Però, in un podista agonista, maschio e femmina che sia, un podista che ponga cioè al massimo della considerazione il suo impegno sportivo, che metta in primo piano allenamenti, programmi, gare, obiettivi, le diverse componenti che formano e conformano la sua esistenza possono sicuramente alterare il sano e fisiologico equilibrio.
Non si dovrebbe mai dimenticare che l’energia vitale è una forza primitiva, un quid istintivo che per essere alimentato ha bisogno che la nostra natura si esprima normalmente. Quindi, cibo, sesso, alimentazione, movimento, non solo non devono essere deprivati ma, in un quadro di generale equilibrio, vanno normalmente praticati. Per allargare il discorso a un’immagine metaforica, si potrebbe utilizzare quella del bicchiere riempito a metà: poiché la corsa è sempre un fatto soggettivo, sappia il singolo podista se il bicchiere è per metà pieno, e quindi vada bevuto, oppure è per metà vuoto, e quindi vada atteso il momento opportuno per il suo svuotamento.
Ancora una volta, questa volta però è l’ultima, vi preghiamo di non ironizzare….