Perdere la forma
La cosa più bella per un podista è essere in forma, mentre quella più brutta è perderla, la forma. Essere in forma significa svolgere l’intera giornata in modo tranquillo, lineare, normale. Trovarsi invece nella condizione di averla persa, la forma, significa che tutto viene svolto in modo strano, travisato, sfigurato, soprattutto se la perdita della forma non è obiettivamente ascrivibile ad un errore personale, ma ad una serie inimmaginabile di impedimenti.
Cosa possa accadere, affinché si perda la forma, affinché venga buttato alle ortiche tutto il lavoro che si era fatto in precedenza, è presto detto: pioggia ininterrotta e torrenziale per più giorni; impegni indifferibili di lavoro; raffreddore con stato febbrile (influenza); lesione muscolare; sciatica improvvisa; eccetera eccetera. Forse non tutti i podisti lo sanno: quanti giorni di forzato stop “servono” per perdere la forma?, cioè per ripartire come se si ricominciasse da zero? Non esiste una regola ben precisa, perché come è facile immaginare dipende dal singolo podista colpito da… “questa calamità”. Diciamo che si comincia a “rischiare” dopo una settimana, che dopo dieci giorni ci si deve “preoccupare” seriamente e che dopo quindici giorni possiamo completamente “dimenticare” tutto quello che si è fatto in precedenza, quando si correva liberi e spensierati. Sorge, in questi ultimi malcapitati, il terribile dubbio di non tornare mai più “quelli di una volta”, mentre in realtà, mettendo da parte il giustificato sconforto, esistono delle “metodologie di sopravvivenza”, dei consigli che si possono (e si devono) mettere in pratica, nella convinzione che ogni podista è un essere umano “rotto a tutte le esperienze”, soprattutto a quelle più dure, come spesso dimostra il corridore di lunghe distanze!
Essenzialmente, questi i consigli da mettere in pratica. E’ opportuno programmare, con calma, il da fare. Calendario alla mano, concedersi un periodo di qualche mese, diciamo tre o quattro, entro il quale riprendere a correre senza avere in testa obiettivi ben precisi, se non quello di riprendere una certa autonomia di corsa nell’ambito dell’oretta e senza subire l’assillo del “controllo cronometrico”, nonché della lunghezza dei chilometri percorsi. Non è necessario nemmeno stabilire con “implacabile determinazione” il numero delle uscite settimanali, anche se un minimo di quattro dovrebbero essere ritenute, nella coscienza del podista appena rientrato dopo il periodo di “smarrimento della forma”, il “minimo sindacale”. Tutt’al più, se proprio volete trovare uno stimolo a settimana per sollecitare le vostre sopite capacità, partecipate ad una garetta poco frequentata da atleti veloci e/o agonisticamente validi; partite nella “pancia” del gruppo e lasciatevi non “trasportare”, ma “portare” dal flusso di podisti, perché non dovete mai abbandonare la sensazione di fare un semplice, anche se utile, allenamento. In questo primo periodo, nelle uscite per gli allenamenti, è meglio che corriate da soli; forse, vi annoierete un po’, ma in compenso non avrete nessuno accanto che, anche involontariamente, vi possa indurre ad aumentare il ritmo. In tale periodo, infatti, non è importante aumentare ritmo e lunghezza di km, bensì aumentare la propria autostima. Un’altra cosa da tenere ben presente e che dovete guardare al… presente, al limite, al futuro, però mai al passato. Fate finta che il passato si sia completamente cancellato e che non ricordiate assolutamente tutti i tempi strepitosi fatti in carriera, tutte le soddisfazioni che vi siete presi e via discorrendo. Anzi, quando in questo periodo di ripresa decidete di gareggiare, fatelo in gare a cui mai in passato avete partecipato, perché facendo così eviterete il confronto con i vostri precedenti. Concentratevi solo sul presente e sul futuro, su quello che state facendo e che farete, per tutte le “nuove” soddisfazioni che vi prenderete, indipendentemente dai risultati cronometrici che conseguirete.
E poi magari, chissà…, “mai dire mai”…, andrete più forte di prima!