Perché si corre?
Perché si corre? Bella domanda! Ma non “bella” nel senso che di solito si attribuisce a questo aggettivo, cioè una domanda alla quale fa’ piacere rispondere, bensì a quello più impegnativo di “complicato”, il che implica da parte del ricevente la domanda tutta una serie di riflessioni, necessarie se non indispensabili, quindi faticose, prima di articolare un parere al riguardo che possa non risultare banale.
Al fondo della questione, piaccia o non piaccia, c’è sempre quella parola spiaccicata ad ogni “piè sospinto” (trattandosi di podismo, il detto ci sembra appropriato…) che è la “motivazione”. Ora, tralasciando le teorie troppo specialistiche, che tracciano sul filo della psicanalisi profili che esulano dai nostri intendimenti, ci vorremmo soffermare soltanto sull’istinto, inteso come carattere, di una persona e quindi di un podista. E’ lì che andremo a ricercare la “motivazione” che spinge il podista a correre, cioè in quel sostrato comportamentale insito nella sua natura. Forse, se facciamo un esempio, non spaventeremo i pochi e poveri lettori che hanno avuto la disavventura di cominciare a leggerci…
Ulisse, quando è uscito con i suoi compagni dalla grotta di Polifemo, incolume e ormai in salvo (ricorderete…, se l’era vista brutta…), si attarda sullo scoglio a beffeggiare il ciclope, mentre i suoi compagni hanno già provveduto a mettersi al sicuro sulla nave. Perché l’eroe fa’ così? Cosa lo spinge a sfidare, ancora una volta, la forza bruta, il male inesorabile? Qual è la sua “motivazione”, cioè la molla che lo spinge in quella direzione? Egli ha, evidentemente, il carattere dell’intraprendenza, della curiosità di esplorare gli aspetti sconosciuti della natura…, egli è quello che siamo noi. Ecco perché Ulisse ci piace e lo abbiamo sempre ritenuto un “nostro” eroe, perché ci rappresenta veramente. Però, il problema è che non tutti siamo perfettamente in linea, dal punto di vista caratteriale e istintivo, con Ulisse. Sarebbe un dramma una società di uomini uniformi. Diciamo che la base è quella, poi ci sono i risvolti, ognuno a seconda dei casi…, come nel podismo.
Dunque, perché si corre? Perché tutti abbiamo una motivazione che, come base, è la sfida contro la natura, forte e insensibile rispetto alle nostre limitate possibilità. Poi, dobbiamo addentrarci nella sfera personale di ciascuno…, dopo aver esplorato quella universale e comune. Lo facciamo in punta di piedi, sperando di non urtare la suscettibilità di nessuno.
Essenzialmente, la “motivazione” può essere:
- per soldi
- per apparire
- per superare gli altri
- per fare amicizie
- per stare bene fisicamente
- per dimagrire
- per mettersi in mostra
- per avere un hobby
- per non andare in palestra
- per stare insieme agli altri
- per conoscere nuovi posti
- per praticare uno sport economico
- per partecipare
- per raggiungere il traguardo
- per assaporare la fatica
- per stare a contatto con la natura
- per conoscere i propri limiti
A leggere questo elenco, naturalmente incompleto, si nota comunque che è possibile distinguere due tipi di podisti: agonisti e non. Nei primi, la ricerca del profitto (soldi o altre utilità), o della fatica, o della conoscenza dei propri limiti, o di superare gli altri, si trasforma in un atteggiamento altamente competitivo. Nei secondi, invece, prevale il piacere di stare con se stessi e con gli altri, a contatto con la natura, di conoscere nuovi posti e persone, di essere comunque riusciti a percorrere una certa distanza prima ritenuta impossibile e fuori dalla propria portata. Si nota anche che la motivazione a volte è esplicita, mentre altre volte è implicita. Colui il quale manifesta apertamente la soddisfazione di un valore che gli viene riconosciuto, significa che ha bisogno di una gratificazione palese per crescere in autostima. Colui, invece, che persegue i suoi obiettivi in modo ostinato e silenzioso, vuol dire che ha un certo disinteresse nei riguardi delle opinioni altrui, immerso com’è totalmente nella sua testarda e sorda applicazione.
L’essere umano, quindi anche il podista, nella realizzazione pratica del vivere quotidiano, parte dalla sua base istintiva e naturale (la sfida contro gli elementi, la reazione alle difficoltà esterne, l’istinto di sopravvivenza) per integrarsi con la sfera dei suoi interessi e desideri personali (la ricerca del piacere, l’ottenimento delle soddisfazioni egoistiche, l’innata curiosità), dimensione finale e rivelatrice del suo modo di intendere la vita e il suo relazionarsi con gli altri.
In effetti, la personalità di ogni persona si manifesta nei suoi atteggiamenti concreti, in quello che fa’ e come lo fa’. La corsa non poteva esimersi da questa regola generale; e a un occhio attento non sfuggono determinati aspetti caratteriali.
Perché dunque si corre? Per essere come siamo nel profondo.