Il Trail Running
Assistiamo a un crescente numero di gare Trail, e ce ne rallegriamo. In queste gare si sposano l’amore per la corsa e la passione della natura, l’ideale per una vasta gamma di podisti, sempre di più attanagliati da un certo vivere moderno, quello che “stringe” i tempi da dedicare allo sport e “costringe” ad essere lontani dalla natura. Quindi, forza trail, sempre trail, fortissimamente trail!
Però, come spesso succede, alla crescita esponenziale di un fenomeno non corrisponde affatto un’adeguata conoscenza, determinando a volte nell’incolpevole podista una sorta di parziale smarrimento. Ed è qui che vorremmo intervenire, cercando nelle nostre modeste possibilità di mettere un po’ d’ordine nella materia. Intanto, la parola “trail” significa “traccia”, “sentiero”, perché la corsa si effettua in un ambiente naturale, che può essere un bosco, una collina, o altro. Il termine venne usato le prime volte dagli esploratori statunitensi quando andarono alla ricerca di nuovi territori da colonizzare.
Qualcuno osserva maliziosamente che gli atleti che si dedicano al trail running hanno già espresso il meglio delle loro possibilità in ambito cronometrico, o che non possiedono perfino adeguate capacità atletiche, e che quindi si dedicano a queste gare, per mascherare la loro inadeguatezza atletica, facendola apparire come amore per la natura. Ma noi siamo del parere che l’incredibile aumento degli iscritti alle gare di trail running stanno a testimoniare il grande successo che riscuotono questi appuntamenti proprio perché propongono un riavvicinamento agli ambienti naturali altrimenti sconosciuto ai più e che, inoltre, sarebbe inconcepibile uno stuolo così enorme di… campioni mancati o sul viale del tramonto! Non a caso, dato l’enorme successo delle gare di trail running, si è reso necessario la nascita della ITRA (International, Trail Running, Association) e la sua organizzazione internazionale, sorta nel 2013, a Courmayer. In tale sede è stata stabilita anche la cosiddetta “carta etica” dell’associazione, che ne regola tutti gli aspetti, non soltanto quelli organizzativi. Ad esempio, specifica anche lo spirito partecipativo dell’atleta trail per quanto attiene la competitività, che sarà sempre improntata alla solidarietà e non rivolta contro un avversario, ma concentrata verso il raggiungimento dell’obiettivo finale, e cioè del traguardo, ove troverà il premio, indipendentemente dalla posizione conseguita. Perfino la IAAF (la federazione internazionale dei Atletica Leggera) ha incluso il Trail Running al suo interno, affiancandola alla corsa in montagna e dedicandole un nuovo articolo (il 252) del RTI.
E la FIDAL? Sembra essere un po’ ritardo nell’accogliere le tematiche che il Trail Running determina. Tuttavia, riconosce le seguenti classi di gare:
- Trial (di lunghezza inferiore ai 42 km, con dislivelli positivi e negativi che si aggirino sui 3000m);
- Ultra Trail (di lunghezza superiore ai 42 km, con silivelli positivi e negativi che superino i 4000m);
Secondo l’ITRA sono ulteriormente così suddivise:
- Trial Ultra Medium (M), tra i 42 e i 69 km;
- Trial Ultra Long (L), tra i 70 e i 99 km;
- Trial Ultra Xlong , consistenti in più di 100 km;
- Endurance Trail, consistenti in 300 km circa.
Abbiamo già detto che il Trail Running si fa’ nel rispetto della natura. Ciò vale ovviamente anche per gli organizzatori i quali, ad esempio, sul tracciato per le segnalazioni useranno vernici biodegradabili. Per gli atleti, pur dovendo essi per lo più gareggiare in autosufficienza (non si possono garantire ristori in ambienti troppo impervi), tuttavia si raccomanda un equipaggiamento adeguato alla circostanza per salvaguardare la propria incolumità. E’ (quasi) obbligatorio munirsi di telo termico, fischietto, giacca antivento, lampada frontale, borraccia d’acqua, barrette energetiche, cellulare, berrettino, guanti e bussola (e… zainetto…). Questo in linea generale. Poi, certo, la lunghezza del percorso, la stagione e la condizione fisica personale suggeriranno quali materiali siano indispensabili e quali no. Ad ogni buon conto, mai tralasciare di munirsi di scarpa avente suola artigliata, per meglio aderire su percorsi fangosi e scivolosi e di privilegiare indumenti catarifrangenti, a causa delle possibili condizioni di visibilità, specialmente in montagna, dove le condizioni meteorologiche possono improvvisamente cambiare.
Altra cosa da ricordare: fermarsi per qualche istante al cospetto di un bel panorama. In quel preciso momento siamo stiamo assistendo al più bello spettacolo del mondo!