Facciamo un po’ di riscaldamento
I podisti lo sanno bene, la corsa non è il semplice infilare tuta e scarpette e via. Prima di iniziare a correre, bisogna pensare all’abbigliamento, all’alimentazione e infine al “riscaldamento”. Trascurare uno solo di questi elementi, significa pregiudicare la corsa, sia che si tratti di semplice allenamento, sia che riguardi la partecipazione ad una gara. Eppure, molto spesso, il riscaldamento non è preso nella necessaria considerazione e lo si considera come un orpello non del tutto necessario o, al limite, come una semplice ostentazione di professionalità. Meglio farebbero i podisti tutti, invece, a ritenerlo una pratica necessaria, un giusto preludio di un allenamento svolto con serietà, o di una gara effettuata al massimo dell’impegno.
Difficilmente si può trovare in un linguaggio di settore specifico, come in questo caso quello del podismo, un termine tanto chiaro già nella sua primissima formulazione; “riscaldamento” infatti vuol dire procurare la giusta temperatura corporea all’organismo, prima del cimento sportivo. Tradotto, significa che il podista deve portare il suo corpo dalla condizione da fermo, cioè “fredda”, a quella di movimento, quindi “calda”, la sola condizione che permette la massima efficienza dell’apparato muscolare, cardiaco e respiratorio. Sarebbe assurdo che potesse passare, ad esempio, dalla casa alla strada senza avvertire la necessità di un adeguamento versi una differente e repentina mutazione di stato. Perfino la macchina in garage, quando l’accendiamo, non parte subito in quarta…; volendo, è la stessa cosa. Però, non si deve cadere nell’eccesso, cioè fare un riscaldamento oltre il dovuto, perché un innalzamento eccessivo della temperatura, ad esempio, provoca l’effetto opposto, e cioè un inizio di sovraccarico muscolare assolutamente non necessario. A questo punto, vediamo di entrare più nello specifico.
Intanto…, dipende dalla stagione. Se fa’ freddo, bisogna coprirsi bene, per impedire che la temperatura esterna condizioni quella interna, contrastandone l’aumento. Viceversa, se fa’ caldo, bastano indumenti essenziali e leggeri, onde consentire una facile traspirazione a facilitare la dispersione di calore, elemento veramente importante nella pratica della corsa. Qual è il segnale che ci può far capire se abbiamo raggiunto una buona temperatura nel riscaldamento? E’ la comparsa del sudore sulla fronte. Invece, il sudore che cola dal viso è la prova che stiamo esagerando, per cui sarà meglio correre a qualche riparo, come potrebbe essere fermarsi.
Ma, in pratica, come si effettua il riscaldamento? Dipende… Molti podisti ritengono che il riscaldamento non sia altro che qualche minuto di corsa blanda, e ciò può in linea di massima anche corrispondere a realtà. Essi, traggono questa concenzione dalla loro esperienza, che è sempre un dato da tenere nel giusto conto, visto che comunque ogni podista deve dare ascolto alla propria soggettività. Ma il “canonico” riscaldamento, quello maggiormente accreditato presso i tecnici, prevede altre attività fisiche utili al raggiungimento della massima efficienza, essenzialmente esercizi di mobilità articolare: piegamenti laterali del busto, circonduzioni del bacino e delle anche, slanci alternati delle gambe (questa fase per tanto potrebbe chiamarsi di “scioglimento”). Qualcuno potrebbe confondersi con lo stretching, che è da evitare, perché tutto sommato è sbagliato intervenire su dei muscoli che sono ancora freddi e che potrebbero reagire alla sollecitazione, predisponendosi a un infortunio. Meglio prorogarlo, lo stretching, ad un qualche momento (perché no, nel dopo gara) dove ci si può maggiormente concentrare in questa utilissima operazione (da qui la… quasi obbligatorietà di effettuarlo tutti i giorni). Intanto, fare qualche esercizio di allungamento senza esasperazione. Terminata questa iniziale fase di riscaldamento, ripetiamo, corsettina, esercizi di mobilità articolare, allungamenti muscolari, è opportuno procedere con gli allunghi, perché lì’apparato cardiocircolatorio dev’essere pronto a sostenere uno sforzo simile a quello della gara. Ecco che allora allunghi di 50-100 metri, corsi ad un’andatura quasi simile a quella che si terrà in gara, costituiscono un ottimo e insostituibile “stratagemma”. Naturalmente, a proposito di allunghi, va’ detto che per una gara proverbialmente lunga come una maratona, ad esempio, non hanno necessità di essere svolti, per motivi che non sfuggono anche al meno preparato dei podisti.
Quanto dura un riscaldamento? Anche qui, dipende…, dipende da chi… si riscalda. Se il podista, soprattutto nell’imminenza di una gara, trova più bello e rilassante riscaldarsi con un gruppettino di amici, perché magari ha una bellissima concezione della competizione agonistica come di un mezzo che lo avvicina al benessere psicofisico, cioè alla felicità assoluta, allora la fase del riscaldamento può durare tutto il tempo che si vuole, diciamo anche una buona mezz’ora (tra la corsettina, il caffè, il prendersi in giro, eccetera). Ma se il podista vuole concentrarsi su di un obiettivo cronometrico per il quale si è meticolosamente preparato, è meglio se ne stia un po’ in disparte, una volta salutati frettolosamente gli amici, e si conceda il giusto tempo per svolgere in maniera accurata tutte le fasi del riscaldamento. Così si accorgerà che un quarto d’ora abbondante è davvero necessario.