Storia della medicina…, podisticamente (2^ parte)
Da Ippocrate a Galeno
Se Ippocrate creò la figura del medico, Galeno ne approfondì la professione.
Staccandosi, il medico, dall’ambito tipico del filosofo, poteva essere scambiato per una sorta di sottoprodotto culturale. Invece, con Galeno, assunse a un tale dimensione di eccellenza che la professione medica divenne un riferimento prestigioso per la cultura dell’epoca. Anzi, delle epoche, perché l’influsso di Galeno si protrasse per secoli, fino al Rinascimento.
Galeno ebbe una vastissima produzione letteraria, non solo di natura medica. Si occupò di anatomofisiologia, di diagnostica, di terapeutica e di farmacologia. Tanto che ancora oggi, dicesi oggi, si chiama “galenica” l’attività volta alla realizzazione dei farmaci. La vastità del suo sapere si rivela dallo studio assiduo, che lui amava definire “pazzia amorosa per la verità”. Bellissima espressione con la quale condensava e giustificava il perché di tanta dedizione: la ricerca della verità, la volontà di capire quello che è e che può essere utile sapere.
Galeno tracciò, oggi si dice, il “profilo” del buon medico: profonda conoscenza della tradizione medica, dell’anatomo-fisiologia, della prognosi e dei metodi dimostrativi. Inoltre, il medico, deve disprezzare le cose mondane e deve contrassegnare la sua vita da tre cose: etica, logica e fisica.
Non stupisce ch’egli sia stato il medico più affermato, tanto da essere il medico degli imperatori romani; tanto, che lo chiamavano spesso alla loro corte, distogliendolo dai suoi studi, dai quali si allontanava sempre malvolentieri e col proposito di riprenderli al più presto.
Questa caratteristica di Galeno, studiare molto per operare al meglio nella professione, rimarca la figura del medico di allora: essere medico doveva significare essere utile agli altri, non per acquistare fama e prestigio sociale.
Alla sua “scuola” si uniformarono tutti i medici di allora, come testimoniano anche certi reperti archeologici. Strumenti che oggi ci fanno quasi rabbrividire, per asetticità e profilassi, ma che sono la dimostrazione di quanto fossero rivolti a tutti, in epoche piene di guerre e di masse ignoranti, alle quali la medicina rivolgeva le sue povere arti indistintamente, dimostrando di essere scienza e non tecnologia, cioè volontà di capire attraverso lo studio, per aprire per tutti nuovi orizzonti di miglioramenti sociali.
Se Ippocrate “inventò” la professione di medico e la qualifica del professionista in grado di capire la natura della malattia e il modo di fronteggiarla, Galeno dimostrò che la base sulla quale deve poggiare la sapienza medica è lo studio continuo e approfondito (non solo in senso medico) delle varie discipline, per poter essere utile agli ammalati. Agli uomini di oggi, soprattutto ai giovani, non dovrebbe sfuggire questa lezione: la base della nostra vita sociale non può che essere lo studio, continuo e approfondito, per poter essere utile a noi stessi e, quindi, anche agli altri.