La vita (podistica e con qualche acciacco) comincia a 40 anni
Tutti i podisti di una certa età, quelli che hanno superato da poco o da molto gli “anta”, lo sanno: la vita podistica, quella contrassegnata dalla presenza degli acciacchi, comincia a 40 anni. Forse, è questo il motivo per cui la cosiddetta “saggezza dei popoli”, quella che “crea” i proverbi, ha pensato al relativo adagio, “la vita comincia a 40 anni”, perché varcata questa “soglia cronologica” si cominciano ad avvertire dei “segni e segnali” che il nostro corpo, e quindi la nostra vita, sta iniziando una nuova fase, ormai incontrovertibile.
Ma cos’è un acciacco? E’ qualcosa che mina alla radice la capacità del correre? O che invece ne determina una certa erosione? Cominciamo ad interrogarci sul significato letterale; forse ne avremo una più nitida visione. La parola “acciacco” deriva dallo spagnolo “achaque” e significa “disturbo cronico”. Quindi, un qualcosa che fa’ parte, ormai in modo ineluttabile, di un organismo. Non ha senso parlare di “acciacco” come di un malanno lieve e passeggero. Anzi, a volte, su richiesta circa il nostro stato di salute, rispondiamo che abbiamo “gli acciacchi”, come se fossero dei trascurabili, oltreché inevitabili, fastidi. Invece, sembra proprio che l’acciacco debba considerarsi al pari di una certa infermità connaturata. In altri termini, avete mai sentito dire da un ragazzo che ha qualche acciacco? E mai lo sentirete…
Stabilito cosa sia in verità un acciacco, forse potremmo pensare che la vita dell’uomo sia stata regolata per un ristretto numero di anni e non per quel limite di aspettativa che sembra alzarsi sempre di più. Se qualche secolo fa si poteva vivere al massimo fino a 50 anni, oggi sicuramente tale limite è ampiamente superato; non diciamo raddoppiato, ma insomma… Possiamo anche pensare che probabilmente noi, come genere umano, stiamo forzando la mano alla nostra natura originaria, creata per “funzionare” un certo numero di anni e non oltre, dopo di che si corre il rischio di accusare dei cedimenti ai quali diamo il nome di acciacchi. Ora, fino a quando l’organismo è giovane nulla quaestio, ma quando invece si è già percorso un tratto saliente del nostro tragitto personale…, embè si avvertono dei segnali. O meglio, la nostra mente sente che qualcosa non è più come prima… Questo “momento”, che alcuni chiamano di saggezza, avviene intorno ai 40 anni, quando il fastidio fisico prende il sopravvento sull’istinto di muoversi e la mente “registra” tutto quanto. Ecco l’acciacco…; e purtroppo, quasi sempre, “gli” acciacchi…
Quindi, il podista che veleggia al di sotto dei 40 anni, può non avvertire alcunché al riguardo e può anche assolutamente disinteressarsene. Però, è bene che sappia che dovrà in seguito gestire al meglio le energie, sapendole saggiamente distribuire lungo l’arco dell’annata agonistica; che non dovrà meravigliarsi di qualche “inaspettato” dolorino, mai prima verificatosi, di cui se ne libererà con una certa fatica; che, a proposito di recuperi, questi saranno dilatati rispetto al passato; che infine sarà meglio metta in essere una buona dose di pazienza, al fine di poter convivere con le difficoltà fisiche, presenti e future.
Molto probabilmente, chiamiamo “vita che comincia” quella capacità, che acquisiamo nel tempo, di riuscire a riflettere su ciò che ci sta capitando, cosa che avviene quando il nostro fisico non regge più in modo efficiente e spontaneo come nel passato. Intorno ai 40 anni, appunto… E ciò vale per tutti, podisti e non.