Fantapodismo: chissà come correremo
Parlare o scrivere di podismo, significa sempre riferirsi al tempo presente, per la cronaca, oppure a quello passato, per i ricordi. Ora, vorremmo inoltrarci, magari per una volta soltanto, nel tempo futuro, nell’inestricabile e inesplorato sentiero del mondo podistico che sarà. Vorremmo cioè delineare una sorta di “fantapodismo” sulla scorta della “fantascienza” che, tutto sommato, vuole aprire uno sguardo verso i possibili scenari del domani, nella speranza che si possano risolvere i problemi derivanti da uno scriteriato e incontrollato progresso. Al riguardo, ci permetteremo di attingere a piene mani a quel bellissimo racconto breve di Isaac Asimov, uno degli autori di fantascienza più rappresentativi: “Chissà come si divertivano…”.
Margie lo scrisse perfino nel suo diario, quella sera. Sulla pagina che portava la data 17 maggio 2157, scrisse: “Oggi Tommy ha trovato un vero libro!” Era un libro antichissimo. Il nonno di Margie aveva detto una volta che, quand’era bambino lui, suo nonno gli aveva detto che c’era stata un’epoca in cui tutte le storie e i racconti erano stampati su carta. Si voltavano le pagine, che erano gialle e fruscianti, ed era buffissimo leggere parole che se ne stavano ferme invece di muoversi, com’era previsto che facessero: su uno schermo, è logico. E poi, quando si tornava alla pagina precedente, sopra c’erano le stesse parole che loro avevano già letto la prima volta – Mamma mia, che spreco – disse Tommy. – Quando uno è arrivato in fondo al libro, che cosa fa? Lo butta via, immagino. Il nostro schermo televisivo deve avere avuto un milione di libri, sopra, ed è ancora buono per chissà quanti altri. Chi si sognerebbe di buttarlo via?…
Margie chiese a Tommy: “Di cosa parla?” “Di podismo.” “Di podismo?” Il tono di Margie era sprezzante. “Cosa c’è da scrivere, sul podismo?, io, il podismo, lo odio.”
Margie aveva sempre odiato il podismo, ma ora lo odiava più che mai. L’allenatore meccanico le aveva assegnato un test dopo l’altro di corsa anaerobica, e lei non era riuscita a svolgerli bene, per cui il coach che la seguiva aveva scosso la testa, avvilito, e aveva mandato a chiamare l’allenatore provinciale addetto agli infortuni. Quando questi arrivò, cominciò subito a smontare l’allenatore meccanico in tanti pezzi e, in meno di un’ora, lo riparò. Ora, il meccanismo era pronto a funzionare, un grande e geometrico computer, con un grosso schermo sul quale erano illustrate tutte le esercitazioni da svolgere in fase di allenamento. Ma non solo. Attivandosi completamente il meccanismo, era stata ripristinata la possibilità di trasferire il virtuale nel reale, facendo raffigurare sullo schermo tutte le possibili variabili legate sia agli allenamenti che ad eventuali gare, a tal punto che si poteva, anzi si doveva, restare chiusi nella propria camera e partecipare contemporaneamente all’eventuale gara. Tutti i dati fatti registrare nel programma di allenamenti, sarebbero confluiti nel data-base del computer, rendendo in tempo reali i risultati effettivi conseguiti nella gara. Semplice, bastava restare a casa e gareggiare: miracolo della scienza e della tecnologia applicata. Era così ormai da molti decenni. La vecchia pratica che “costringeva” gli esseri umani a cimentarsi personalmente in un contesto, sportivo e non, era stata soppiantata completamente. Ora, bastava inserire i dati in un computer, dati comprendenti la condizione atmosferica, il materiale indossato nella competizione, il tipo di percorso, i dati complessivi degli avversari, eccetera. Il tutto si incrociava e si trasmetteva a tutti gli schermi degli atleti collegati impegnati nella gara, con il risultato finale dei tempi conseguiti da ognuno dei partecipanti, e il gioco era fatto.
Margie disse a Tommy: “Ma come gli viene in mente di scrivere un libro sul podismo?”
Tommy la squadrò con aria di superiorità: “Ma non è un podismo come il nostro, stupida! Questo è un tipo di podismo molto antico, come l’avevano centinaia e centinaia di anni fa.” Poi aggiunse altezzosamente, pronunciando la parola con cura: “Secoli fa.”
Margie era offesa: “Be’ io non so che specie di podismo avessero, tutto quel tempo fa…” Per un po’ continuò a sbirciare il libro, china sopra la spalla di lui, poi disse: “In ogni modo, avevano un allenatore.”
“Certo che avevano un allenatore, ma non era un allenatore regolare. Era un uomo.”
“Un uomo? Come faceva un uomo a fare l’allenatore?”
“Be’, spiegava le cose ai podisti e alle podiste, dava da fare dei compiti e chiedeva i risultati.”
“Un uomo non è abbastanza in gamba.”
“Sì che lo è. Mio padre ne sa quanto il mio allenatore.”
“Ma va’! Un uomo non può saperne quanto un allenatore.”
“Ne sa quanto un allenatore, ci scommetto.”
Maggie non era preparata a mettere in dubbio questa affermazione. Disse:
“Io non ce lo vorrei un estraneo, a casa mia, ad allenarmi.”
Tommy rise a più non posso.
“Non sai proprio niente, Margie. Gli allenatori non vivevano in casa. Avevano un edificio speciale, lo stadio, e tutti i podisti andavano là.”
“E imparavano tutti la stessa cosa?”
“Certo, se avevano la stessa età.”
Ma la mia mamma dice che un allenatore dev’essere regolato perché si adatti al fisico di un podista o di una podista, e che ogni atleta deve essere preparato in modo diverso.”
“Sì, però loro a quei tempi non facevano così…”
Margie se ne andò in palestra. La palestra era proprio accanto alla sua cameretta e l’allenatore meccanico, già in funzione, la stava aspettando. Era in funzione sempre alla stessa ora, tutti i giorni tranne il sabato e la domenica… Lo schermo era illuminato e diceva: “Oggi allenamento di prove ripetute con il Leg Curl. Prego inserire la scheda di ieri nell’apposita fessura.”
Margie obbedì, con un sospiro. Stava pensando al vecchio modo di fare podismo, a quando il nonno di suo nonno era bambino. Allo stadio, ci andavano tutti i podisti del vicinato, ridevano e vociavano tutti insieme, correvano tutti insieme e poi, terminato l’allenamento, tornavano alle loro case. Imparavano le stesse cose, così potevano anche darsi una mano vicendevolmente. E gli allenatori erano persone…
L’allenatore meccanico faceva lampeggiare sullo schermo: “Quando si effettuano delle prove ripetute, bisogna calcolare attentamente il tempo dei recuperi…”
Margie stava pensando ai podisti di quei tempi, e a come dovevano amare il podismo. Chissà, stava pesando, come si divertivano!