Situazione di gara: se la famiglia assiste alla gara
Tutti dicono che il podismo è uno sport individuale, ma… non è così. Sicuramente, lo è se isoliamo l’istante del gesto sportivo in sé, cioè nel momento che il podista comincia a muovere le sue gambe; ma non lo è per tutta una serie di particolari, che vanno dal rapporto che ha con i compagni di squadra, a quelli che ha con la propria famiglia. Si può perfino stabilire quale sia il top della condizione “collettiva” del podista, individuandola nella sempre più frequente situazione di quando la famiglia assiste alla gara.
A dire il vero, nella vita domestica del podista in questione, si erano già verificati numerosi episodi che segnalavano un clamoroso cambiamento delle abitudini familiari magari consolidate da anni. All’improvviso, diciamo così, il papà o la mamma, avevano cominciato “a dare i numeri”… Mentre tutti ancora dormivano, uscivano a correre, per esempio. Oppure, non si vedevano più calzare scarpe se non di tipo sportivo. O anche, mangiavano in modo strano, parlando di carboidrati, di fibre, di proteine e cose simili, fermandosi perfino a poche pietanze rispetto a un recente passato. Insomma, cose del genere. Però, bisognava ammettere che in effetti l’umore complessivo era molto migliorato, che il papà o la mamma, sembravano più allegri e disponibili. E poi…, sembravano più belli, perché erano dimagriti…; e avevano i tratti come se fossero stati ingentiliti da un estetista. Nei componenti la famiglia cominciava a “serpeggiare” la curiosità di assistere dal vivo a quello che sembrava essere un vero e proprio miracolo.
E così si attiva alla situazione che stiamo descrivendo. Un bel giorno, tutti in macchina, si va’ a vedere papà o mamma partecipare ad una gara podistica. Ci si alza di domenica alle 6 del mattino, invece del poltrire più del solito a letto? Fa’ niente: la curiosità è tanta; e poi è stata presa una decisione. Si esce di casa verso le sette del mattino (perché bisogna essere puntuali al raduno) ancora con gli occhi semichiusi dal sonno? Pazienza, per una volta si può fare, tanto (si pensa) questa terribile esperienza non si ripeterà. Si scoprirà allora una “nuova città”: com’è bella la nostra città alle sette del mattino di domenica, senza macchine e nel silenzio della comunità: sarebbe bello vivere più o meno sempre così… Si arriva al raduno e si scopre di non essere stati i primi: ci sono già tante persone, tutte in tuta, tutte in piccoli gruppi diretti verso qualcuno o qualcosa. “Dove vanno, papà o mamma?” “Vanno a prendere il pettorale.” “Cos’è il pettorale?” Ora, il papà e la mamma devono spiegare le svariate cose che per i podisti costituiscono la norma, mentre per i non addetti possono sembrare delle stranezze.
Poi, si parte. Gli occhi del papà o della mamma sono diretti alla strada e al gruppone dei podisti, se non altro per evitare il pericolo di cadute; ma il cuore “vede” i familiari, palpitanti, a gridare il loro nome e magari pronti a scattare delle foto che rimarranno… nella storia familiare. Tutto il resto del tragitto, letteralmente, vola via come per magia, perché il podista o la podista sa che questa volta, all’arrivo, avrà un motivo in più per essere felice. E infatti, eccolo là, il traguardo; vi giunge sudato e sorridente e, senza neanche rendersi conto, col primato personale conseguito!
I figli e il coniuge vanno incontro all’atleta…, e sono baci e abbracci pieni di una gioia incontenibile! Che vi avevo detto? Il podismo non è uno sport individuale.