L’eventuale mancanza di appetito nel podismo
Normalmente, per un podista abituale, il problema alimentare si risolve su cosa, quando e quanto mangiare , per trarne tutti i benefici per il cosiddetto corretto stile di vita, podistica e non. La parola magica è “dieta”, che ci illustra i corretti dettami del saper mangiare. Mai una volta però che ci si pone il dilemma completamente opposto, consistente nella mancanza di appetito. Perché mai, a memoria di podista, si hanno notizie di atleti che non mangino a iosa, salvo i pochissimi minuti susseguenti ad uno sforzo fisico intenso, specialmente al termine di una gara tirata, quando l’organismo riesce soltanto a bere. Allora, il “problema”, nel caso si verificasse un episodio, sia pure transitorio, di inappetenza, sul come si debba comportare un podista, ce lo siamo posti noi di “podisticamente.it”.
Partendo dalla premessa che dopo un allenamento, di qualsiasi tipo, è abbastanza normale non avere appetito, perché l’organismo richiede una fase di recupero e non accetta un ulteriore fatica derivante dall’assunzione di cibi specialmente solidi, il problema può insorgere quando, trascorse un paio di ore, stenta comunque a manifestarsi diciamo così il languorino. Per non parlare poi se la disappetenza dura per qualche giorno. Specialmente in questo caso, è opportuno prendere qualche provvedimento, il primo dei quali è quello di variare per qualche giorno il tipo di alimentazione, senza ricorrere subito a delle analisi del sangue per controllare se l’inappetenza non nasconda qualcosa di più serio.
Per ripristinare la normale e istintiva richiesta alimentare fisiologica dell’organismo, è consigliabile variare la dieta alla quale si è abituati, a cominciare ad esempio dal pane, un po’ perché il pane è storicamente “quotidiano” e variandolo si modifica in un certo modo l’intero impianto alimentare, ma anche perché dev’essere proprio per un po’ di tempo il cambiamento alla base di una dieta che si spera essere temporanea. Un altro accorgimento, che incide sulla normale prassi alla quale si è abituati, potrebbe essere quello di prendere un aperitivo prima dei due pasti principali. In fondo, l’aperitivo, fondamentalmente, esiste per questo: stuzzicare l’appetito. In alternativa, sono anche indicati i succhi di frutta, i succhi vegetali (ottimi quelli al pomodoro); per non dire poi di modeste quantità di amari alcolici alla genziana o al rabarbaro, che stimolano la produzione dei succhi gastrici i quali evidentemente, per loro intrinseca natura, sono in grado di produrre effetti sullo stimolo della fame. Qualcuno sostiene che lo stesso effetto possano produrlo i decotti e gli infusi di erbe, ma c’è il rischio che ci si possa sentire già sazi dopo una mezza tazza, notoriamente più grande della normale tazzina da caffè. Magari le erbe aromatiche è possibile utilizzarle per rendere le pietanze maggiormente appetitose; pensiamo all’alloro, al basilico, al rosmarino, eccetera; ma anche all’aglio, alla cipolla, all’origano, facendo solo attenzione a quelle spezie irritanti, quali il pepe e la noce moscata, ad esempio.
Nel caso si notasse che nei giorni di variazione alimentare il fabbisogno alimentare necessario a svolgere i soliti lavori di allenamento risulti inadeguato, si può far ricorso ad un’utile integrazione mediante polline, lievito di birra e vitamine, oltre ad avere l’accortezza di sedersi a tavola senza nessuna forma di stress (fretta o tensioni varie), perché avvicinarsi ai cibi con la mente sotto tensione non facilita l’approccio alimentare, anzi lo ostacola. Infine, è del tutto ovvio ricordare che ogni abitudine, quindi anche quella alimentare, resta sempre la conseguenza di situazioni assolutamente soggettive dentro le quali devono trovare spazio le opportune soluzioni.
Se dopo qualche settimana, diciamo un mesetto, dovesse perdurare questo insolito problema (insolito soprattutto per i podisti), sarà consigliabile parlarne col proprio medico di fiducia.