A proposito dei “rimborsi spese”
Una recentissima polemica ha infervorato un social, nessun dramma per carità, a causa di quelli che vengono comunemente chiamati “rimborsi spese” sulla qual cosa vorremmo ritornare, perché come si sa le comunicazioni on line sono utili e preziose, ma non sempre risultano ideali ai fini di una pacata e completa interlocuzione.
Per chi non avesse avuto l’opportunità di avvedersi dell’increscioso episodio, riproponiamo i termini della questione. A Marigliano, com’è ormai in uso da molti anni, alla fine della bellissima gara podistica, è stata stilata la classifica di società, comprendente dei premi anche in denaro a titolo di “rimborso spese”. Da parte nostra persisteva, così come persiste da anni per i motivi che di seguito cercheremo di chiarire bene, una certa perplessità che abbiamo avuto la ventura (o la sventura?) di definire “matematica”. Abbiamo semplicemente osservato, cioè, che nel caso si fosse proceduti a stabilire la media per ogni podista impegnato nella gara in base al numero dei suoi compagni di squadra e al punteggio complessivo della stessa, la società vincitrice non sarebbe risultata quella che poi è stata designata ufficialmente come la prima, bensì la sesta. Come logica conseguenza, ritenevamo quindi che non sempre il valore finale di un gruppo podistico faccia il paio con quello tecnico, che raramente ormai la qualità podistica prevalga sulla quantità. Non lo abbiamo detto, e meno male…, altrimenti… si sarebbe forse aperta una voragine nel terreno della serena conversazione…, anzi, lo abbiamo solo in un certo qual modo sommessamente evocato, che simili accadimenti non determinano una crescita della cosiddetta “cultura sportiva”, che resta invece in uno stadio di confusa indeterminatezza. Dicevamo che “molto probabilmente” la cosa è dovuta all’ipocrisia tipicamente italiana dei “rimborsi spese” alle società, che sono in effetti dei soldi destinati ai fondi cassa delle società.
Quello che ha maggiormente ha colpito i nostri virtuali interlocutori (dai quali evidentemente siamo conosciuti, pur senza aver noi di loro un’altrettanta sapienza) è stato il termine “ipocrita”, di cui sicuramente sapranno l’effettivo valore semantico, in quanto derivante dal verbo “recitare” e di rimando “dissimulare”, perché il recitare comporta interpretare un determinato ruolo. Ecco, il fondo della questione: il ruolo che si svolge, le cose come e perché vengono fatte. Fino agli anni 2000, essenzialmente, i premi elargiti ad atleti e società erano coppe, medaglie e targhe. Dopo, è valso l’uso di istituire i premi in denaro alle società, affinché portassero alle competizioni un maggior numero di partecipanti. Ciò avvenne per una serie di motivi, ma soprattutto dall’introduzione nell’ambiente podistico del “dio denaro” (sempre nefasta la sua presenza). Così il numero degli iscritti alle gare podistiche passò da una media di 200-300 atleti all’attuale di qualche migliaio (se fanno in tempo ad iscriversi… dato il numero chiuso…). Noi abbiamo colto il livore dei nostri interlocutori, ma la nostra non è una nostalgica rivisitazione dei tempi passati, perché l’amore che avevamo, “che abbiamo tuttora”, per la corsa ci faceva “correre” per migliorarci in tutti i sensi, cronometrici e sociali. I nostri avversari divennero i nostri amici, “che abbiamo tuttora” e che ci faceva mettere in pratica, tra l’altro, l’auspicio di Giuseppe Mazzini (“Dei doveri dell’uomo”) del “bene essere” (studio e applicazione personale per la società in cui si vive) e non come l’attuale concetto di “benessere” (esclusivo interesse per il piacere individuale e fittizia adesione alle problematiche sociali). In quei tempi, quando vigevano questi valori, l’eventuale “rimborso spese” era variamente distribuito, in base alle loro capacità, fra tutti coloro che avevano effettivamente contribuito all’ottenimento del premio. Era un “bene essere” e non un… “centro benessere”…
Altre cose si potrebbero dire ed altri aspetti dovrebbero essere esplorati, ma ci accorgiamo d’indulgere troppo sugli aspetti personali e di deviare dalle buone regole dialogiche, per cui ci limitiamo a rivolgere un invito, affinché si prenda in considerazione questa nostra umile proposta. Poiché nei regolamenti ufficiali si legge che:
… Nessun premio in denaro (o fattispecie assimilabile: elargizione di denaro, o generici buoni valori, bonus, viaggi, rimborsi spese di qualsiasi genere e a qualsiasi titolo) può essere previsto per gli atleti delle categorie Esordienti, Ragazzi, Cadetti, Allievi e per i tesserati degli EPS ammessi a partecipare alle manifestazioni FIDAL…
Limitiamoci ad elargire premi in denaro esclusivamente a coloro che, a costo di enormi sacrifici, non soltanto dal punto di vista economico, sostengono e portano avanti le categorie giovanili.
Ai numerosissimi atleti ultra maggiorenni che si beano delle loro vittorie e che hanno a cuore le sorti dell’Atletica Leggera, pensiamo debba far piacere questa proposta, che forse andrebbe nella direzione di un miglioramento effettivo dell’intero movimento del quale diciamo (ci mettiamo ovviamente anche noi nel novero) di essere appassionati.