Intervista a Sergio Linguiti
Abbiamo chiesto un’intervista all’amico Sergio Linguiti non perché lo conosciamo poco, ma perché vogliamo farlo (giustamente) conoscere anche a chi di lui ha una conoscenza limitata. E poi perché lo consideriamo un “campione” nella sua accezione più ampia e nobile: “campione” è colui che si distingue da un “lotto”, tanto da divenirne un “modello” da tenere in debita considerazione. Sergio, attualmente, lo vediamo impegnato nelle vesti di giudice, ma sotto “quel vestito” c’è tutto un atleta polivalente, un abile cronista divulgatore, un buon organizzatore di manifestazioni podistiche (fra i primi ad introdurre l’uso del computer), un utilissimo e appassionato collaboratore di tutti gli avvenimenti che abbiano a che fare con lo sviluppo, la pratica e la diffusione dell’Atletica Leggera. Capito di chi parliamo?
- Sergio, anche se troviamo tracce di te ovunque nella regione Campania, sei casertano, vero?
- Originario di S. Maria Capua Vetere.
- Sappiamo che sei dottore in giurisprudenza, ma non conosciamo i tuoi percorsi lavorativi. Vuoi dirci qualcosa al riguardo?
- Sì, sono laureato in Giurisprudenza (Università Federico II di Napoli), dopo essermi diplomato al liceo classico. Lavorativamente, a partire dal 1068 in poi, sono stato funzionario amministrativo presso ex INADEL, ex USL n.15 di Caserta, Dirigente sia al Servizio Trattamento Economico e Previdenziale, sia al Servizio Liquidazione presso ASL Caserta 1. Sono in pensione dal 2010.
- Veniamo al Sergio atleta. Ci risulta che hai “un tempone” alla maratona. Ma ci risulta anche, perché giustamente non ne hai fatto mistero, del tuo essere saltatore e lanciatore. Ci vuoi una buona volta ragguagliare?
- Scusami, ma devo essere un po’ prolisso. Intanto, sono stato tesserato dal 1961 al 1970 con la Società Atletica Sammaritana di S. Maria Capua Vetere come saltatore/velocista. Poi, devo scindere le due attività, come assoluto e come master, almeno per quanto riguarda i miei primati personali. Atleta Assoluto (salto triplo, 14,82; salto in lungo, 6,79; 100 m, 11”02; 200 m, 22”6; 400 m, 52”7). Atleta Master (Maratona del Piceno, 3h 12’; 100 km dei Gladiatori, 11h 51’; 100 km del Passatore, 11h 28’; salto triplo, 11,09; salto in lungo, 5,84; getto del peso, 10,50 Napoli 1996 (indoor) Campione Italiano; getto del peso, 10,39 Napoli 1997 (indoor) Campione Italiano; Pentathlon Lanci, peso, martello, disco, giavellotto, Bari 2009, Campionato Italiano, medaglia di Bronzo, punti 2.981; Cosenza 2012, Salto in alto, Campionato Italiano, medaglia di Bronzo, cat. M65, m 1,35; Ancona 2016, Salto in alto, Campionato Italiano, medaglia di bronzo, cat. M70, m 1,24.
Credo però che io debba aggiungere anche qualcosa circa le altre attività svolte in ambito federale: Giudice di Gara (1973); consigliere regionale con delega area amministrativo-contabile; vice presidente regionale vicario; componente giunta nazionale master; estensore dei vigenti regolamenti federali “Stadia” e “non Stadia” del settore master; estensore delle tabelle di punteggio per le gare master su pista; fiduciario provinciale campano che, al merito atletico; 1996, Quercia di 1° grado al merito atletico; 2000, Quercia di 2° grado al merito atletico.
Chi sono stati i tuoi “idoli”, quelli che ti hanno spinto fin da ragazzo verso l’Atletica Leggera?
- All’epoca, Livio Berruti (ovviamente…).
- Sei stato (forse lo sei tuttora, corrispondente regionale di “Correre”, molto probabilmente la rivista mensile “più amata dai podisti italiani”. Evidentemente, sentivi la necessità di raggiungere meglio il popolo dell’Atletica attraverso uno strumento popolare. Raccontaci.
- Sì, sono stato il primo corrispondente della Campania per la Rivista “Correre” ed uno dei primissimi del sud. La mia amicizia con l’allora direttore, l’olimpionico di maratona a Mosca Marco Marchei, su una sua sollecitazione, mi spinse ad intraprendere l’avventura di corrispondente, ritenendo in tal modo di fornire un utile servizio al mondo del running campano che, all’epoca sotto la mia guida in regione cominciava a divenire un fenomeno di massa. Le mie prime corrispondenze furono le famosissime “Sgambettate”, promosse ed organizzate dal Prof. Giovanni Iodice a S. Maria Capua Vetere. Lui mi convinse poi ad entrare nello staff del “Club Vai!”. Lì iniziò la mia esperienza di organizzatore di corse su strada e successivamentead entrare nel Comitato Regionale Fidal quale consigliere delegato all’attività Master sotto le presidenze di Santangelo e successivamente di Vittorio Savino e Bruno Benedetti. Posso, senza poter essere smentito, affermare di aver “creato” il mondo del running in Campania, organizzando direttamente o collaborando e vedendo nascere tutte le più importanti gare di corsa su strada, dal 1980 fino al 2014. La mia esperienza più importante posso dire essere stata la Maratona di Napoli di cui sono stato Segretario Generale dal 1999 al 2014 che (con tutti suoi pregi e difetti) è stata la più importante Maratona sud di Roma. Purtroppo, per motivi che sarebbe troppo lungo enunciareed anche per errori di comunicazione e molte invidie e boicottaggi, non è mai decollata come sarebbe stato auspicabile.
- Attualmente, ti ritroviamo come giudice della Fidal. Sei, come al solito, impeccabile e autorevole. Ma dicci qualcosa in base alla tua esperienza e competenza circa la diatriba fra Fidal ed Eps: perché e per come si è creata e dove pensi porterà l’intero movimento; si apriranno nuove e feconde prospettive, o subentrerà un’involuzione momentanea che forse era da prevedere che avvenisse?
- Effettivamente, sono giudice di gara dal 1973 con la specializzazione di “starter”, una specializzazione bellissima ma difficilissima. Non a caso in Regione di veramente all’altezza siamo in quattro o cinque, anche se nel ruolo operativo siamo una ventina. In merito a quella che tu chiami “diatriba” Fidal/Eps la mia posizione è stata sempre netta: gli Eps non possono e non devono fare attività agonistica, così come prevede lo statuto CONI. Gli Eps devono fare solo attività propedeutica e promozionale, il loro copito termina (o dovrebbe terminare) al compimento del 14° anno di età. A questa età la “palla” passa alle federazioni che devono promuovere, organizzare e controllare l’attività agonistica. Putroppo, in Campania, per ignavia e supponenza degli organi federali regionali, unita ad una cieca politica dei costi (qui però gra parte della colpa è degli organi centrali), senza un reale ritorno alle società, ha portato all’attuale situazione di anarchia. Vedo però negli ultimissimi tempi che la federazione sta mettendo seriamente mano al problema anche se, vedi vicenda “runcard”, lo fa’ in modo disorganico. La federazione, a mio avviso, e questo l’ho sempre detto in ogni sede, dovrebbe scindere nettamente il mondo della pista da quello delle corse su strada; i due mondi sono completamente diversi e difficilmente intercomunicanti. Per quel che riguarda poi le corse su strada, il mio pensiero è molto critico per lo spropositato ingiustificato “campioniamo” che si respira. Il mondo della strada (molto variegato e quasi ingovernabile) a me sembra un “circo errante” e, talvolta, un supermercato domenicale. Non è più il mio mondo ed infatti me ne sono allontanato, tornando alla vera atletica, quella su pista, dove conta correre più veloci, saltare e lanciare più lontano, con termini di paragone certificati ed omologati.
- Cosa pensi della dirigenza regionale e nazionale? Fai pure tutti i distinguo che vuoi, metti in atto tutte le cautele e le variabili che il caso richiede. Ma…, conoscendoti…, sappiamo che saprai essere incisivo. Non abbiamo mai visto, nei lunghi anni che ci siamo fregiati della tua amicizia, che… hai “peli sulla lingua”…!
- La dirigenza nazionale e regionale è quella che è stata eletta nelle assemblee elettive dalle società e riflette, in larga parte, l’attuale situazione dell’atletica nazionale e regionale. Mi piace? Onestamente, “no”. Tu mi dirai: “Allora perché resti al suo interno”? La risposta è semplice: ho l’atletica nel sangue e ci sono dentro da 57 anni e penso di poter dare ancora qualcosa restando, però, sempre nell’ombra; il protagonismo lo lascio agli altri.
- Un’ultima domanda, caro Sergio: ma perché sei così simpatico?
- Non tocca a me dire se sono simpatico o antipatico. Io ho sempre svolto il mio ruolo (di atleta, di dirigente federale, di organizzatore e di giudice) con serietà ed onestà intellettuale, poi l’essere simpatico o antipatico per me non conta. Contano tutti gli amici che ho incontrato in questi lunghi anni di attività, e tu sei uno di quelli più cari assieme a quel “brontolone” del tuo presidente.