Il sabato del villaggio, ovvero la mancanza di cultura sportiva
La cultura sportiva in Italia è possibile vederla al sabato sera: i giovani vanno in discoteca e gli adulti in pizzeria; tanto, il giorno dopo, si può stare a letto fino a tardi.
Questa potrebbe essere la plastica visione, in Italia, di un paese caratterizzato da sempre da una concezione contadina, solo terra e lavoro; e poi da un’altra, più industriale, solo fabbrica e lavoro; in entrambi i casi, con un elevato tasso di omologazione. Nel primo caso, la messa domenicale; nel secondo, la partita di pallone. E il sabato sera? Nel primo caso, il sabato del villaggio, con i preparativi delle festa del giorno dopo; nel secondo caso, “Studio uno”, con la partita da assistere allo stadio il giorno dopo.
Una prova ce la fornisce Giacomo Leopardi, nella sua celebre poesia “Il sabato del villaggio”. Ad un certo punto dice:
“… I fanciulli gridando / Su la piazzuola in frotta / E qua e là saltando / Fanno un lieto romore / E intanto siede alla sua parca mensa / Fischiando il zappatore / E seco pensa al dì del suo riposo…”
Ecco la cultura sportiva dell’Italia di una volta, che si è direttamente trasferita in quella moderna con la cosiddetta movida del sabato sera da parte dei ragazzi e con la pigra acquiescenza degli adulti verso la ricerca del piacere indotta dai consumi.
Tocca agli sportivi praticanti, soprattutto ai podisti, rompere questo schema e produrre nei costumi degli italiani un cambiamento nemmeno tanto necessario quanto indispensabile.
Pensiamo a cosa fa’ il classico podista che partecipa alla garetta domenicale. Egli, il sabato sera, si prepara sì, ma lo zainetto o il borsone, dove metterà tutto il necessario. Mangia in modo regolare, perché “mangia per vivere, non vive per mangiare” e va’ a letto presto, in modo da essere pronto, l’indomani, per andare a gareggiare. Egli quindi ha un buon rapporto con se stesso, conoscendo e allenando le sue caratteristiche fisiche, ammalandosi di rado e non gravando con le spese sanitarie sul bilancio dello Stato. Ha un buon rapporto con il cibo, che sa distribuire durante la giornata, apprezzandone e scegliendone i contenuti. Si relaziona con gli elementi atmosferici, con i quali è in contatto tutti i giorni, se piove, se fa’ freddo oppure caldo, se c’è vento…, accogliendone di buon grado l’evenienza, perché è pur sempre un dono di madre natura che gli arriva dritto alla sua consapevole sensibilità. Ed ha un buon rapporto anche con i colleghi, quindi con tutta la gente, perché si sente a pieno titolo parte integrante e attiva di una comunità.
Ecco cos’è la cultura sportiva, ed ecco quello che manca in Italia.