La querelle Fidal/Eps
E’ inutile nasconderlo: è in atto una bella lotta fra Fidal ed Eps, da almeno 20 anni. La contesa ha assunto via via nel tempo tutti i connotati di un forte “agonismo”, al pari di una gara podistica molto accesa, a colpi di convenzioni, e non solo. Facciamo una pausa di riflessione, riprendiamo un po’ fiato, a beneficio di coloro che praticano il podismo da pochi anni, perché secondo noi si sta verificando il classico caso di quando due litiganti, a furia di bisticciare da tanto tempo, alla fine non riescono più a ricordare i motivi originari che li spinsero su “opposte visioni della vita”; e ciò determina, podisticamente parlando, un certo sbigottimento negli atleti più giovani.
La vicenda risale a quando alcuni presidenti di società costatarono che la Fidal non teneva nel giusto conto gli amatori, ritenendoli solo un “serbatoio economico” a cui attingere per le varie attività. Il fenomeno crebbe a dismisura, anche perché in quel periodo cominciarono ad aumentare notevolmente gli atleti iscritti alle varie società, sia per l’elevato gradimento della pratica podistica, sia per l’introduzione nelle gare podistiche regionali degli sponsor, che cominciarono a procurare “soldi facili” all’intero movimento, facendo sorgere “figure nuove” legate al mondo della corsa e “nuove progettualità”.
A fronte della mutata situazione, a detta di alcuni podisti, anzi di molti, la Fidal non si regolava di conseguenza, anzi, si abbarbicava il più delle volte nei ristretti ambiti delle sue prerogative, lasciando ai margini gli amatori. In questo preciso momento nacquero gli Eps, che seppero intercettare i malumori della base. Intendiamoci, gli Eps già c’erano. Essi popolavano tranquillamente le gare, erano visti con simpatia e la caratteristica che avevano, di essere un veicolo per la promozione sportiva, li faceva ben volere. Ma ora si trattava di prendere coscienza di un modo di essere perfino alternativo alla Fidal. C’è chi asserisce (noi non siamo fra questi) che qualcuno, non avendo avuto sbocchi nella Fidal, abbia riversato negli Eps tutto il suo rancore, sfidando la “casa madre”, forte dell’aumentato numero di iscritti che si registravano in regione. Sta di fatto, nella mutata complessiva situazione che si era generata, che si trattava di dare una risposta al semplice amatore il quale voleva solo correre, senza dover sottostare a vincoli, economici e statutari.
In effetti, sia detto per inciso, il Coni da’ proprio questo compito alla Fidal, “promuovere e diffondere lo sport”, affidandole l’attuazione con la collaborazione degli Eps, e riconoscendo ad entrambi i soggetti pari dignità nell’attuazione del dettato. Decreto Lgs n. 242/1999: “ … B) che il Coni riconosce Enti di Promozione Sportiva le associazioni a livello nazionale che hanno per fine istituzionale la promozione e la organizzazione di attività fisico-sportiva…” Il fatto che rende necessario un accordo fra le parti, la convenzione, accesa dalla Fidal, dipende dall’essere questa (la Fidal) la federazione ufficiale dell’Atletica Leggera italiana, mentre notoriamente gli Eps rivolgono le loro “attenzioni” a tutte le discipline sportive. Ma questo, ovviamente, non deve significare, da parte della Fidal, “padroneggiare” sugli Eps, i quali “diffondono e promuovo lo sport” in ossequio alla normativa del Coni.
Invece, a cosa stiamo assistendo da un po’ di tempo? A tutta una serie di “intralci” che la Fidal mette in opera per ostacolare l’azione degli Eps: premi da dare o non dare, classifiche da stilare in base al tesseramento, run card, convenzioni ritardate… E’ questa “diffusione e promozione dello sport”? Pensiamo di no. Pensiamo piuttosto che gli Eps dovrebbero decidersi ad intraprendere una controversia giudiziaria, inoltrando un ricorso al Coni, nel quale denunciare la difettosa applicazione del mandato affidatole, nell’ambito del principio legislativo “erga omnes”, valido per tutti i cittadini italiani nell’intero territorio nazionale. D’altronde, nel regolamento Coni, all’art. 7, comma h 1, c’è scritto: “ obbligo degli affiliati e tesserati, per la risoluzione delle controversie attinenti lo svolgimento dell’ attività sportiva, di rivolgersi agli organi di giustizia federale.”
Così, forse, si potrebbe porre un argine al dilagare dei malumori nell’intero movimento podistico in regione che non depone certo a favore del sano coinvolgimento delle parti interessate allo svolgimento della pratica podistica.