Paolo UltraRunner Johnson: l’evoluzione della specie
Lo specchio è la conoscenza del corpo, l’anima ne è la coscienza… Quella volta che vi vidi la mia figura…, fu una figuraccia. Capitò così, d’un tratto, all’improvviso. Vi passavo davanti con fare trasandato e passo strascicato, quando fui colpito da quell’ammasso informe di carne e di grasso, per cui mi chiesi: “Ma quello sono io?” Presi allora la decisione di andare in palestra. Ciò accadeva 25 kg fa…
Cominciai a frequentare il tapis roulant, prima per pochissimi minuti (secondi?), poi per un po’ di tempo in più…, fino a quando qualcuno cominciò a guardarmi male (bisogna dare spazio anche agli altri…). Da qui a pensare di… “rivolgermi” alla strada, il “passo” fu breve. E la cosa mi piacque non poco. I minuti di corsa cominciarono ad aumentare vertiginosamente, senza che me ne rendessi conto. In poco tempo, arrivai ad allenarmi anche per 40 km… Voi cosa avreste fatto? Ecco, lo feci anch’io: cominciai a pensare di fare qualche gara e magari qualche maratona. Potevo procedere in modo tranquillo: il mio lavoro in banca mi consentiva di allenarmi lungo un percorso di 15-30 km, bastava mi organizzassi per bene. Cosa che feci in un batter d’occhio. Cosa altrettanto rapida, fu l’iscrizione alla squadra del Laghetto ed eccomi… alla Maratona di Varsavia!
Poi, cos’è successo? Provo a sintetizzare. Una lunga serie di gare, fra cui spiccano:
- 16 Maratone;
- Un’ultra Maratona (58 km intorno al lago Trasimeno);
- Un numero imprecisato, ma consistente, di Mezze;
- 100 km del Passatore.
Qualcuno potrebbe essere interessato ai… tempi di percorrenza. Premesso che il mio obiettivo cronometrico è sempre quello di battere… me stesso, riporto anche uno schema medio dei miei tempi, tenuto nelle varie gare a cui ho partecipato:
- 10 km, 46’;
- Mezza, 1h 45’
- Maratona, 4h 15’
- 50 km, 6h 38’
- 100 km, 14h
Cosa farò da grande? Cosa vorrei poter correre che ancora non ho fatto? Tenetevi forte. Ho in animo di arrivare, innanzitutto, a completare 50 Maratone. Poi, di partecipare all’Ultra della Grande Muraglia e magari anche a quella del Deserto e del Circolo Polare! Questi non sono sogni, ma obiettivi ai quali penso in modo molto serio. Prometto a me stesso e a voi tutti che mi state leggendo che farò il possibile per realizzare questi progetti. Parola di ultrarunner!
In conclusione, posso dire di essere il runner più felice di questo mondo, o almeno… uno dei più felici, perché ho fatto mio l’aforisma di Gabriel Harmony Jennings (valente runner statunitense):
“Io sento la terra ed il vento e gli alberi. Io sento il loro spirito. Io sento il ritmo della corsa. E’ come musica.”