Qualcosa sulle vitamine
Diciamoci la verità: non sempre noi podisti possediamo la competenza necessaria per comprendere i fenomeni che accompagnano il nostro organismo, per cui un po’ ci spaventiamo, quando ci troviamo al cospetto di nomi o di situazioni che poco hanno di podistico e molto di scientifico. E’ il caso, ad esempio, delle vitamine. Non dovremmo spaventarci oltre il dovuto, però, perché non tutti possono essere laureati in chimica, o in farmacia, o in medicina, o in…, insomma, ci siamo capiti. D’altronde, il podista praticante, non quello avventizio di poche stagioni o perfino balneare, sa abbastanza bene districarsi nell’assunzione degli alimenti che servono al sano e corretto funzionamento del proprio organismo, sia in senso lato che in quello sportivo. Tuttavia, ogni tanto, magari quando meno ce lo aspettiamo, eccoti un termine, una sigla, una situazione che ci lascia un tantinello interdetti.
Le vitamine sono sostanze indispensabili per il metabolismo del nostro corpo, che però non le sintetizza, cioè non le produce, per la qual cosa devono essere assunte mediante l’alimentazione. Sono essenziali per il sano mantenimento delle cellule, dei tessuti, degli organismi multicellulari; inoltre, consentono anche di elaborare le proteine, i carboidrati e i grassi necessari per il buon funzionamento del metabolismo. Esse sono classificate per la loro attività biologica e chimica, ma non per la loro struttura: attualmente infatti sono riconosciute 13 vitamine che sono raggruppate sotto un cosiddetto “descrittore generico”, contrassegnato da una lettera dell’alfabeto. Eccone l’elenco: Vitamina A, B1, B2, B3, B5, B6, B7, B9, B12, C, D, E, K. Al che, il povero podista anche mediamente acculturato, si pone il piccolo dilemma della strana numerazione che accompagna la dicitura della vitamina B. Già, perché questa vitamina ha tanti numeri? E’ speciale?
La storia è lunga…, ed è ancora in corso. Intanto, c’è da dire che le vitamine erano in qualche modo conosciute già nell’antico Egitto e che trovarono pieno riconoscimento della loro esistenza quando a seguito della scoperta dell’America i marinai si ammalavano di scorbuto per la mancanza nella loro alimentazione di frutta e di verdura. Da quel tempo in poi si capì che una “certa” mancanza di un “certo” elemento nell’alimentazione umana comportava diverse patologie. Furono avviate varie ricerche e sperimentazioni, ma solo nel 1910 il giapponese Umetaro Suzuki ne dimostrò l’esistenza e poco dopo, 1912, il polacco Casimir Funk coniò il termine “vitamina”, che significa “ammina vitale”. Gli studi e gli approfondimenti della nuova sostanza si moltiplicarono, fino a sfociare nel 1937 nell’assegnazione del premio Nobel a Paul Karrere e Norman Hawort, per i loro lavori e per la classificazione che cominciarono a stilare circa le vitamine. Ad esempio, la ragione per cui i nomi delle vitamine “saltano” direttamente da E a K è che le vitamine corrispondenti alle lettere F e J sono state, nel tempo, riclassificate, o scartate, o rinominate a causa della loro reazione con la vitamina B, che è diventata per questo motivo un “complesso di vitamine”. Ciò significa che le vitamine “mancanti” del gruppo B sono state riclassificate come “non vitamine”.
Ma attenzione, però, all’uso “indiscriminato” delle vitamine: gli effetti di un eventuale abuso sono ugualmente pericolosi come quelli della carenza. A tal punto che l’UE ha stabilito dei limiti, per evitare i micidiali effetti collaterali del sovradosaggio. Per cui il dosaggio giornaliero di un integratore vitaminico non può superare il 300% della dose giornaliera raccomandata, ragione per cui l’eventuale superamento di detto limite deve essere garantito e giustificato solo da una valida prescrizione medica.
Come vogliamo concludere queste note? Che meraviglia è il nostro corpo! Trattiamolo bene, con attenzione e rispetto. Tutto sommato… ne abbiamo solo uno!