Una corsa a tappe in prospettiva
Può sembrare anacronistico pensare di partecipare a una corsa a tappe in pieno inverno, quando il più delle volte gare simili si svolgono in estate, invece è proprio questo il periodo indicato per pensarci seriamente. Non si può arrivare ad un appuntamento tanto insolito, senza un minimo di preparazione specifica. Correre un giro a tappe, soprattutto per chi non l’ha mai fatto, può causare “gioie e dolori”, ma più i secondi che le prime…
Le problematiche legate alla partecipazione di una corsa a tappe si riferiscono innanzitutto alla capacità del podista di correre consecutivamente per 5/6 giorni, oppure per 3/4, capacità che si acquisisce abituando l’organismo a correre praticamente tutti i giorni e, per coloro i quali volessero affrontare l’avvenimento con un piglio decisamente agonistico, considerando anche l’evenienza d’inserire nel proprio programma di allenamento anche qualche “doppietta”, cioè qualche allenamento bigiornaliero. Si tratta, di abituare l’organismo a “stare sulle gambe” tutti i giorni, per affinare le sue capacità di recupero, evidentemente molto importanti nel caso specifico.
Si comprende facilmente come tutti gli aspetti podistici, nell’ambito della partecipazione ad una corsa a tappe, vadano attentamente considerati, a cominciare da quello alimentare. Mai come in questa circostanza andranno assunti i carboidrati, nella consistenza atta a fornire le quantità giuste di calorie che necessitano per l’impegno e le possibilità di reintegro di quelle utilizzate nello sforzo. I cibi si assumeranno come la pratica podistica suggerisce: quantità adeguata di carboidrati un due o tre ore precedenti la gara, eliminando le proteine che richiedono tempi di digestione più lunghi, riservandole per il pasto serale; frutta e dolci senza creme nel pre-gara, verdura di contorno (senza esagerare) per il contenuto di fibre e per il “sollievo” intestinale.
Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, cioè la preparazione e la conduzione della gara, un blando allenamento al mattino di corsa lenta, di una cinquantina di minuti al massimo, scioglieranno ulteriormente le tossine accumulate la sera precedente; e il ritmo gara dovrà tener presente che lo sforzo dovrà essere “calibrato” in funzione di quelli che seguiranno, per cui un ritmo non forsennato, diciamo paragonabile a quello di un’ottima corsa media, costituirà l’ideale. Sempre per quanto riguarda lo svolgimento di ogni singola gara, si eviteranno i finali concitati, quelli svolti in forte progressione, magari per superare un avversario di categoria. Simili “impieghi” di energie servono solo a stressare ulteriormente l’organismo, quando invece la preoccupazione del podista dev’essere sempre quella di ottimizzare le risorse ed impiegarle saggiamente. Meglio quindi un buon ritmo gara mantenuto per l’intero percorso, invece di un irrilevante guadagno ai fini della classifica generale, con il rischio di infortunarsi (perché le fibre muscolari, quando sono stanche, possono andare incontro a strappi o contratture).
Abbiamo detto che le corse a tappe si svolgono quasi sempre d’estate. Vero. Però è anche vero che d’estate si tende a fare tardi… Ecco un punto che potrebbe rivelarsi dolente, per un podista attento alle sue esigenze. Non bisogna “fare tardi”; un buon sonno ristoratore è l’ideale per un pronto recupero, più di qualsiasi integratore. Quindi, quattro passi in compagnia, un bel gelato e tutti a nanna: meglio essere “assennati” che “assonnati”!