Un errore abbastanza comune: il “regressivo”
Stamattina, correndo di buon ora con il mio attuale passo (molto) limitato, ho incrociato due amici che correvano in modo sciolto e facile. Sono stato contento per entrambi, ma per uno ero alquanto sorpreso, perché solitamente abbastanza lento…, da non poter sostenere quel ritmo che, sebbene non fosse forsennato, tuttavia era consistente. Quando mi hanno ovviamente superato, ho detto all’amico meno veloce:
“Peccat’, can un me può ffà cumpagnia…”
Mi ha risposto così:
“Aspetta…, chist’ è l’urtemo gir’…, pecché aggia furnut’ ‘a benzina…”
Quando di lì a poco mi ha affiancato, gli ho subito detto:
“E’ sempre un errore fare un… regressivo…”
A ben pensare, sono numerosi i podisti che, in gara o in allenamento, fanno i “regressivi”, che sono come tutti i podisti abituali sanno bene, quella particolare corsa iniziale veloce “bilanciata” nel tratto finale da una corsa molto lenta ai limiti di una camminata.
Chiedersi il perché il “regressivo” sia tanto diffuso nel popolo dei podisti è cosa semplice: è un fatto mentale, non fisico. Tutti i podisti, nell’imminenza di una gara, o di un allenamento anaerobico, sono assaliti dall’adrenalina e dalla carica mentale che li predispone alla più totale e piena intenzione di impegnarsi. Quindi, anche se sanno perfettamente che non bisogna bruciare all’inizio tesori di energie, istintivamente si sentono disposti a sopportare tutti gli eventuali sacrifici che dovessero intervenire nel tratto finale e a sottacere la sofferenza con lo stringere i denti. Avviene però che, nonostante la grande e sincera disponibilità, al podista vengano a mancare del tutto le energie e che si accorga che le gambe hanno sì bisogno della testa per muoversi, ma che non possono farlo se poi le stesse gambe non hanno… un minimo di riscontro…
Tutte le corse, gare o allenamenti di ogni tipo, dovrebbero sempre essere dei “progressivi”, non dei “regressivi”. Nelle gare, si dovrebbe partire forte, mantenere il ritmo e terminare molto forte. Negli allenamenti lenti bisognerebbe in sostanza fare la stessa cosa: partire al ritmo stabilito e solo negli ultimi chilometri si dovrebbero “muovere le gambe”, Anzi, è perfino consigliabile, dopo l’allenamento di corsa lenta, effettuare un 5/6 allunghi, il che vuol dire fare una sorta di mini progressivo. Anche negli allenamenti impegnativi, il “picco” del ritmo non deve mai “presentarsi” all’inizio, ma alla fine. Così, se corro una seduta di corsa media a 4’ al km, ad esempio, i primi km saranno sempre un paio di secondi sopra tale limite, ma negli ultimi, il paio di secondi scenderà…
Ma forse la cosa più importante da ricordare è che il “regressivo”, se effettuato sistematicamente, può causare un notevole calo dell’autostima, il che vuol dire andare in direzione diametralmente opposta a tutto quello che di buono il podismo apporta alla nostra personalità…