Sul perché l’ultimo km è il più veloce
Vogliamo sfatare una leggenda metropolitana legata al podismo che vuole, quasi come fosse una magia, l’ultimo chilometro di una corsa il più veloce in assoluto. Intanto, è meglio riferirsi agli allenamenti, non alle gare, le quali notoriamente sono delle corse molto più imprevedibili, perché soggiacciono a caratteristiche individuali che possono variare troppo a seconda delle circostanze e quindi non è possibile inserirle in una qualche categoria definitiva tale da costituire casistica attendibile.
Infatti, in una gara possono intervenire tanti fattori, alcuni dei quali imprevedibili e inattesi, tutti legati sia alla sfera psicologica che fisica. Ad esempio, un podista può partire troppo forte e poi “pagare dazio” proprio nell’ultimo chilometro. Oppure, partire troppo lento, per poi operare una brusca variazione di ritmo, per recuperare il tempo perso, che gli “taglia le gambe” sul più bello. Eccetera eccetera…, nel senso che le variabili che possono incidere nell’andamento di una gara risultano inevitabilmente inadatte a formare un test di riferimento. Non a caso si dice che “la gara è sempre la gara”, proprio a significare la difficoltà ad inserirla in un “quadro normativo” stabile.
Nell’allenamento, invece, i “concorsi esterni” alla corsa sono quasi del tutto assenti e non possono interferire nell’equilbrio fisico e psicologico del podista impegnato nella sua seduta giornaliera. Però, è vero, l’ultimo chilometro risulta sempre il più veloce, sia che si tratti di una seduta di corsa lenta, sia che si tratti di una seduta di corsa media. Tralasciamo ovviamente la corsa progressiva, perché l’ultimo chilometro “deve” essere più veloce. Tralasciamo anche le prove ripetute di velocità, anche se l’ultima prova difficilmente riesce più veloce delle precedenti, essendo un lavoro altamente anaerobico nel quale, al limite, l’ultimo chilometro è auspicabile che sia in linea con i precedenti, per una sorta di omogeneità della prova stessa che, come si vede, è una cosa ben diversa da quella di cui andiamo ragionando.
Ma allora, perché l’ultimo chilometro risulta sempre essere il più veloce? Cominciamo col dire quello “che non è”… Non è la certezza che si è terminato lo sforzo e quindi di conseguenza si è indotti a mettere in gioco tutte le energie rimaste, col “risultato di risultare” più veloci. No, non è affatto così. Con la consapevolezza di avere ormai terminato l’allenamento, specialmente se era di un tipo che richiedeva un certo impegno, la mente e il corpo si “rilassano”, lo stile di corsa si fa’ più sciolto ed elastico e quindi il ritmo diventa più veloce. Tutto qui. In realtà, come recita un vecchio adagio popolare, “non c’è mai niente di nuovo sotto il sole”. Vale a dire, quando si corre in modo corretto e sciolto, ne beneficia l’organismo, perché spreca meno energie, diciamo che le impiega meglio, ed inoltre il ritmo diventa automaticamente più veloce.
Tutto qui.