Il ritorno del podista

“L’assassino torna sempre sul luogo del delitto”, è un modo di dire assai diffuso…, anche nel podismo. Può capitare infatti che un podista torni ad allenarsi, dopo essere stato fermo per svariati mesi, se non per qualche anno. Non importa il motivo che l’ha costretto a rinunciare al suo sport preferito; può essere stato un grave infortunio, un motivo legato alla sua attività lavorativa, un impedimento di natura familiare… Comunque sia, è trascorso un notevole periodo di tempo in cui è stato fermo. Quali consigli possiamo suggerirgli?

Intanto, bisogna considerare l’età del soggetto. Se, come crediamo, è più facile che il podista interessato navighi tranquillamente nell’orbita degli “anta”, il problema è più marcato, rispetto evidentemente a chi invece si trovi in quella degli “enta”. In questo caso, la ripresa deve essere molto cauta e graduale. Con l’aumentare dell’età, le condizioni di efficienza muscolare e tendinea tendono a deteriorarsi, ragione per cui si perde una certa reattività organica, per cui è consigliabile non indugiare più di una mezzoretta a seduta. Naturalmente, a ritmo molto lento, quasi come se si trattasse di una camminata. Però, questa non è l’unica cautela che bisogna mettere in atto, magari lo fosse… In realtà, come succede a chi intraprende per la prima volta la pratica del podismo, si deve innanzitutto pensare alle scarpette. Chi è dell’ambiente, sa che questo articolo “fluttua” in maniera consistente… I modelli di scarpa sono tali e tanti che cambiano e si evolvono quasi in ogni anno… Inoltre, le scarpe tenute ad esempio nella scarpiera, in attesa di tempi migliori, ma tenute ferme per molti mesi, tendono a perdere elasticità e reattività nei materiali che le compongono. Ciò è dovuto senz’altro al mancato utilizzo (come quando si tiene un auto in garage ferma per molto tempo), ma anche all’umidità che nel frattempo penetra nei materiali (di solito, le scarpe si tengono in un ripostiglio). Altro aspetto da tenere in debito conto è… il ripristino della funzione addominale. E’ noto che il podista, specialmente quello mattiniero, espleta le sue funzioni corporali in un certo modo, fisiologicamente perfetto, oseremmo dire. Ma con il forzato stop, e con le mancate uscite e le “giuste” sollecitazioni, l’organismo perde la sua “regolarità” e a furia di variare l’abitudine fisiologica solita, poi si finisce con il perderla e con l’averla per così dire in maniera saltuaria e comunque provvisoria. Ecco che allora, è meglio concedere qualche giorno al proprio organismo, affinché si riabitui a certi equilibri. Quindi, quella mezzoretta giornaliera corsa a ritmi molto lenti, va’ anche in questa direzione. Ma, a proposito di mezzoretta giornaliera, quanto deve durare questo periodo? Un paio di settimane possono bastare.

 

Abbiamo lasciato per ultimo, e non perché è un problema irrilevante, l’argomento del “peso” del podista costretto a stare fermo per alcuni lunghi mesi. Quando ci si trova in questa spiacevolissima situazione, bisogna rassegnarsi: si accumula peso. Accettare una disgrazia…, significa prenderla per il verso giusto… D’altronde, è l’unica maniera per prenderla…, tanto vale fare buon viso a cattivo gioco… Quindi, anche per questo, per i primi tempi, vanno benissimo i pochi minuti di corsa blanda in un chilometraggio assai ridotto. Il podista che è tornato a correre, saprà anche frenare quel suo desiderio di muoversi più svelto e per più chilometri… e saprà soprattutto frenare quella strana e meravigliosa sensazione di freschezza che l’assale: si tratta soltanto della gioia di riprendere.

 

 

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