Programmi e prospettive
Vorremmo continuare il discorso sul tempo cominciato con “La mente non si stanca” che quei pochi e pazienti podisti che hanno avuto la bontà di leggere ricorderanno senz’altro come oggetto del tempo podistico riferito al passato, argomento sempre attuale e proponibile sia ai giovani che agli anziani quale paradigma di una condizione sportiva in divenire.
Molto rapidamente, diremo che il futuro, a differenza del passato, come direbbe, anzi canterebbe, Edith Piaf, “è in rosa”, nel senso che non ci sono posti per “rimpianti”, che sono cose negative, ma c’è solo la possibilità di cose positive. Quali sono queste cose? Programmi e prospettive.
Fra i due termini esiste una sottile, eppure importante, distinzione che passiamo ad esaminare, avvalendoci di un nostro solerte abitudinario amico: il vocabolario.
Programma: “Enunciazione particolareggiata di ciò che si vuole o si deve fare.”
Prospettiva: (In senso figurato), “angolazione, luce, aspetto, eventualità.”
Quindi, i primi sono quelle cose che si devono “praticamente fare”; le seconde, sono quelle cose (l’attenzione e la pazienza) che bisogna “praticamente avere”… nella lunga attesa che passa tra i “proponimenti” e gli “ottenimenti”. Sì, perché se andiamo veramente al fondo della questione terminologica, considerandone i cavilli semantici, ne ricaviamo che i “programmi” sono oggettivi e non richiedono alcuna forma di partecipazione, in quanto stanno là, freddi e duri a ricordarci ciò che dobbiamo fare; mentre le “prospettive” sono assolutamente soggettive e richiedono (anzi, reclamo) tutta la nostra sensibilità e personalità.
Riconosciamo di essere un po’ “pesanti”, ma avevamo avvertito… E poi, ammettiamolo, tutti noi podisti, nel chiuso della nostra stanza e dei nostri segreti inconfessabili, qualche volta pensiamo a queste cose.