L’esame di coscienza nel podismo
La sera prima della gara, qualsiasi podista è preso da un senso di timore: ha fatto veramente tutto quello che c’era da fare? Qualunque sia il suo livello tecnico e qualunque sia l’obiettivo che s’era posto in mente di raggiungere, sarà occupato a pensare, fra il ponderato e il preoccupato, in un misto di dubbia condizione emotiva in grado di fargli perdere qualche ora di sonno ristoratore, che sarebbe auspicabile e augurabile in vista dell’impegno a cui l’attende l’indomani. Proviamo un po’ a vedere cosa gli passa per la mente.
Indipendentemente dalla gara in oggetto, il podista deve attentamente considerare se ha svolto tutti gli allenamenti previsti e… a come li ha svolti…, nel senso come il corpo li ha “recepiti”, “assimilati”, o se invece si avvertono strascichi, di natura muscolare o altro. Tutto ciò in un ambito di riflessione generale che accomuna tutti i tipi di gara. E allora conviene passare in rassegna, rapidamente s’intende, le tre più frequenti gare su strada (per la pista è molto diverso), vale a dire la 10 km, la cosiddetta Mezza e la Maratona.
Per la 10 km, il podista dovrà chiedersi, prima di tutto, se ha svolto una preparazione di almeno un mese (posto che sia un podista abituale). Accorciare i tempi e ridurli a un paio di settimane, magari dopo un periodo di stop forzato, significherebbe fare un piccolo salto nel buio, o comunque rassegnarsi ad una prestazione al di sotto del proprio livello abituale. Nel frattempo, ha svolto a giorni alterni allenamenti di corsa lenta e di corsa veloce (ripetute e progressivi)? Ha effettuato un allenamento a settimana di corsa media?, magari su di un percorso collinare per sollecitare un po’ tutte le articolazioni e consolidare il proprio stile di corsa? Ecco, se ha fatto tutto questo e non avverte fastidi, può tranquillamente approssimarsi alla gara senza eccessive ansietà. La “strada” gli darà ragione…
Per la Mezza, il discorso è leggermente diverso, perché la 21 km comincia a essere una gara lunga. Se in una 10 km si può superare una cattiva condizione fisica, anche parzialmente scadente, in virtù della stringatezza dei minuti da dover correre, nella Mezza ciò non vale, dal momento che si deve correre oltre l’ora, spesso anche oltre l’ora e mezza. Conviene quindi, contrariamente alla 10 km, allenarsi diversamente, per sgomberare il campo da possibili spiacevoli sorprese. Intanto, converrà “doppiare” il mese di preparazione occorrente rispetto alla 10 km e aver cura, una quarantina di giorni prima della data prefissata, correre un lungo di 30 km. Poi, per le corse da fare diverse dalla corsa lenta, ripetute (5×2.000, con recupero di 4’), progressivi e medi, mai superare i 15/16 km di “lavoro” e mai non effettuare i proverbiali 20’ di riscaldamento in via preventiva. In altre parole, se per una 10 km, in allenamento, si deve correre per almeno un’ora, per una Mezza non si potrà correre per meno di un’ora e un quarto.
Ovviamente, il discorso per la Maratona non è leggermente diverso, bensì… “completamente”, tanto che converrà… “ridurlo all’osso” (giusto per tener fede alla “promessa in premessa”…). Intanto, i mesi per preparare una maratona non possono essere meno di 3. Poi, quando si pensa alla maratona, si pensa alla lunghezza del percorso e ai… “lunghi”. Se ne devono fare 3, uno al mese. Però, l’ultimo dev’essere il “lunghissimo”, di 35 km. Non si deve mai svolgere una qualsiasi seduta di allenamento in meno di un’ora e mezza (sempre riscaldamento compreso). Un’ultima considerazione. Poiché il ritmo da tenere in gara sarà quello della corsa media, si potranno, anzi si dovranno, in sede di preparazione, sostituire le ripetute con altrettante sedute di corsa media. Le eventuali gare di 10 km alle quali nel frattempo si parteciperà, sostituiranno degnamente gli allenamenti di corsa veloce non svolti.