L’importanza… dell’essere cocco, nel podismo
A furia di sentir dire che qualcuno è il “cocco di mamma” (ce ne sono tanti in giro…), si è indotti a pensare che il cocco sia un frutto dalle proprietà prelibate. Niente niente, può essere utile anche nel podismo? In realtà, la parola “cocco” deriva dal latino “coccus” e significa “gallo”, “chioccia”. Essere il cocco di mamma, dunque, letteralmente vuol dire “essere oggetto delle amorose cure della chioccia”. Ma, già che ci siamo, cos’è in effetti il cocco come frutto? Contiene sostanze e alimenti in grado di farlo ritenere utile nel podismo? Vediamo un po’…
Come al solito, in questi casi “alimentari”, prendiamo a riferimento 100 grammi di prodotto.
Nel cocco, troviamo 35 g di lipidi, circa 10 g di carboidrati, 3,5 g (perfino) di proteine, oltre a dei minerali altamente importanti, quali soprattutto potassio, fosforo, magnesio, calcio e ferro, per una cifra calorica di ben 360 kcal. Un tale “mix” di quantità di potassio e di acidi grassi essenziali, fa’ si che se ne giovano sia il cuore che l’apparato cardiovascolare. Ma non è l’unico dato saliente che va’ registrato. Il cocco aiuta ad abbassare il livello del colesterolo, quello cosiddetto “cattivo”, che tanto rende i podisti sospettosi, nell’assunzione dei prodotti alimentari. Anche il contenuto di calcio, assolutamente consistente, procura degli indubbi benefici, ad esempio alle ossa in generale, apparato scheletrico ovviamente compreso. Gli altri minerali, abbondantemente compresi nel cocco, senza trascurare l’apporto delle fibre, aiutano a combattere l’eventuale stitichezza, oppure a risultare utili nelle cure ricostituenti. Da notare, infine, che il cocco contiene le tanto osannate virtù “carminative”, cioè quelle sostante che aiutano ad eliminare l’aria all’interno dello stomaco. L’unica cosa negativa, che rende pertanto il cocco poco indicato, è nelle diete… ipocaloriche. Embè, come si suol dire, niente è perfetto…
A dire il vero, c’è un altro piccolo problema, relativo al cocco, che è il seguente. Ha un guscio liscio e talmente duro, che è difficile da aprire, fino al punto da procurare ferite all’inesperto. Esistono un paio di “strategie”, al riguardo. E’ consigliabile, comunque, prima praticarvi un foro sulla scorza, magari con un punteruolo, per fare uscire il liquido contenuto (il buon “latte di cocco”, ottimo rinfrescante e integratore), per poi “agire” di conseguenza con un martello. Oppure, alla maniera dei muratori, sempre col martello e tenendo il cocco fra le mani, come se si avesse un mattone, operare qualche colpo secco e rapido. Come si vede, fare attenzione è d’obbligo. Ma dopo…, si potranno avere tutti i benefici del caso.