L’incitamento più bello e coinvolgente
Ai podisti che sono in gara piacciono tantissimo gli incitamenti. A voler essere precisi, per i podisti, quando sono impegnati nello sforzo agonistico, non è sempre facile distinguere in modo chiaro fra le tante voci che gli arrivano, specialmente in tipologie di gare quali quelle su pista e nei cross, dove la distanza fra gli atleti e la massa degli spettatori è piuttosto esigua e l’effetto che ne risulta è assolutamente ridondante. Comunque sia, gli incitamenti piacciono, questo è un dato di fatto. Ma, poiché ci sono incitamenti e incitamenti, vediamo di distinguerli, soffermandoci in particolare su quelli riservati ai concorrenti delle categorie giovanili.
Innanzitutto, e non poteva essere altrimenti, c’è l’incitamento dei genitori. Qui, ci troviamo su di un piano di assoluta meraviglia. Da un lato, c’è il ragazzo che sente l’urlo del genitore e moltiplica lo sforzo per ben figurare, come a voler dimostrare che gli sforzi che si fanno per lui sono ben ripagati e in più come a volersi quasi sdebitare per le tante premure a lui riservate. Da un altro lato, il genitore si sente impegnato in prima persona nello sforzo del figlio, anzi, è proprio lui che corre e tanto vorrebbe, il genitore, potergli trasmettere le energie che sente gli vanno incontro nell’urlo dell’incitamento.
Poi, c’è l’incitamento di coloro che lo allenano e lo seguono durante tutte le ore di preparazione, per essere pronti al cimento della gara e alla costruzione e formazione dei valori, non soltanto sportivi, che costituiranno la base della loro esistenza futura. Da un lato, c’è il ragazzo che sente su di sé l’attenzione degli adulti e s’impegna a mettere in pratica i loro insegnamenti, cercando negli attimi eterni dello sforzo agonistico, fra l’ansia del respiro e la voglia di rispettare al meglio quello concordato. Da un altro lato, c’è l’emozione di vedere praticati, con impegno e applicazione, i gesti preparati, c’è il dubbio che si possa aver sbagliato in qualche cosa, nel non aver forse saputo trasmettere quel particolare come si doveva, mentre la bella corsa del corpicino del ragazzo dirada la paura.
Infine, e come poteva non esserci, c’è il più bell’incitamento: quelli degli amici della squadra! E qui, signori miei, bisogna mettere un inciso, operare un approfondimento. L’incitamento del genitore e dell’allenatore, è una forma di egoismo, un amore individuale. Nel figlio o nell’allievo, ci si concentra, appunto, sull’individuo, oggetto ove cade l’affetto di chi lo osserva. Mentre quando il ragazzo è incitato dai suoi compagni di squadra, si realizza la forma più bella dell’amore, quello che si riversa sulla squadra, sulla comunità, cioè si realizza l’amore collettivo. Pensiamoci un po’: che interesse avrebbe il compagno di squadra a incitarlo in gara, quando lo vede passare, sgomitando fra le altre maglie colorate…?! Si può comprendere l’interesse e l’amore del genitore e dell’allenatore, per il figlio e per l’allievo, ma quello del compagno di squadra è solo amore…!