Cosa può rappresentare Kipchoge per noi
Mi vedo costretto a parlare di Eliud Kipchoge, dopo l’incredibile risultato cronometrico che ha conseguito alla maratona di Vienna, e cioè 1h 59’ 40”, primo uomo nella storia ad abbattere la barriera delle due ore. Mi vedo costretto, perché ne parlano tutti, perché sono appassionato dell’Atletica Leggera e perché non tutto quello che sento e che leggo collima col mio pensiero… Abbiate pazienza…, ma io distinguerei, estrapolerei qualcosa dall’avvenimento, che certamente è storico, ma che rappresenta il grandioso risultato non dal punto di vista sportivo, bensì economico.
Come tutti sanno (perché il battage pubblicitario è stato assillante: bisognava “vendere” il prodotto…), l’impresa è stata curata nei minimi particolari, con “lepri” (circa una quarantina), disposti a “rombo”, che si alternavano per tratti di strada programmati, con automobile al seguito come apripista e corredata da segnalazioni luminose attestanti ritmi all time… Insomma, tutta una perfetta organizzazione, che evidentemente ha richiesto un dispendio economico che solo una grandissima “azienda” poteva permettersi (e le grandissime aziende, si sa, “contano molto sul tornaconto”…, sul profitto che possono ricavare dai loro investimenti). La stessa città di Vienna, scena del cimento, è stata sicuramente scelta a suo tempo, per caratteristiche “territoriali e climatiche” (tipo di percorso, data e temperatura).
Ma forse è il momento che io dica quanto ammiri Eliud Kipchoge, affinché la mia non sembri semplice invidia… Egli è un atleta di primissimo ordine. Non a caso corre da una vita e con ottimi risultati. Non mi sfugge il fatto che abbia vinto il titolo mondiale dei 5.000 m (a Saint-Denis, 2002), l’oro olimpico della maratona (Rio de Janeiro, 2016), che detenga lo stesso record mondiale della maratona, con 2h 01’ 39” (Berlino, 2018) e che abbia perfino già tentato questa impresa (Monza, 2017, con 2h 00’ 25”). Ma discuto il fatto che sia prestato a questa iniziativa, dando così prosieguo a quella che io chiamo “commercializzazione” dell’Atletica Leggera, la quale, se ormai invadente in ogni settore delle società cosiddette benestanti, nulla aggiunge al beneficio alle masse di praticanti, soprattutto giovani, che volessero approcciarsi a questo sport, che resta pur sempre uno dei baluardi della formazione fisica e mentale dei cittadini. Inoltre, questo modo di procedere nella vita sociale, contribuisce ad aumentare la distanza fra la base sportiva, che in buona sostanza regge il sistema, e la ristrettissima elite. Resta quindi, il record dell’ottimo Kipchohe (che non sarà ovviamene omologato), un bellissimo articolo in evidenza nella vetrina dell’altrettanto bellissimo negozio (e perciò inavvicinabile per i più).
Probabilmente, io sono nel torto e non mi rendo conto dei benefici che il record di Eliud Kipchoge, magari non nell’immediato ma nel prosieguo del tempo, arrecherà a tutti gli appassionati, forse trainando tutta una serie di situazioni che al momento non mi è dato vedere, ma che in futuro saranno più evidenti. Qualcuno (giustamente) potrebbe obiettarmi: è il progresso, bellezza! Però, io ricordo che da quando l’uomo è andato sulla Luna, non sono diminuite le difficoltà sulla Terra….