L’uomo che ha reso immortale lo sprint azzurro
Ci sono atleti che restano nell’immaginario collettivo delle nazioni anche a distanza di molti anni e ne fanno parte come di un simbolo caratteristico e incancellabile. E’ molto bello notare che oggi, al contrario di ieri, gli eroi non sono più dei militari, ma degli sportivi. Potrebbe essere questo un bel significato, il passaggio di uno stato di ferinità ad uno maggiormente improntato alla civiltà e alla pace, per altro, nel nome dello sport. Per l’Italia, uno degli atleti assurti a simbolo della nazione è senza alcun dubbio Pietro Mennea, detto anche “Pietro il grande”, ma ormai cristallizzato nella denominazione “La freccia del sud”.
Così, quasi senza rendercene conto, noi italiani siamo spesso e inavvertitamente alle prese con il suo ricordo, per un’immagine, un pensiero, un avvenimento sportivo, un lampo d’orgoglio negli occhi di un giovane che vuole reagire ad una situazione di difficoltà… E’ perfino commovente risentire il commento di Pietro Mennea, qualche secondo dopo aver stabilito il fenomenale record del mondo a Città del Messico, nel 1972:
“Un ragazzo del sud, senza pista, oggi è primatista del mondo!”
Ma cos’era successo? Ripercorriamo brevemente la storia. Primo Nebiolo ebbe l’idea di istituire le Universiadi, a scadenza biennale, una manifestazione sportiva multidisciplinare che accolga gli studenti universitari di tutte le nazioni. La prima edizione si svolse a Torino, nel 1959. Neanche a farlo apposta, giusto venti anni dopo, organizzò la spedizione di quel ragazzo velocissimo, tenace e burbero, che aveva qualche volta anche mosso delle critiche alla federazione di atletica. Allora, Nebiolo organizzò la spedizione col chiaro intento di… “fare qualcosa d’importante”…, sia per il ragazzo, sia per l’intero movimento dell’atletica italiana. Capì che vi erano tutti i presupposti: un atleta capace, ostinato, serissimo negli allenamenti, seguito come un padre dal grande tecnico Vittori; una federazione concentrata nel fornire all’atleta di maggior spessore tutta la sua capacità organizzativa.
Era il 12 settembre 1972. Mennea partì in quarta corsia. Come si vede dal filmato, la curva fu perfetta, sciolta e rapida come raramente è dato vedere. L’impegno sul rettilineo finale fu determinato e quasi rabbioso, fino agli ultimi millimetri. In pochissimi secondi si era conclusa la sua corsa, la sua volata, la sua feroce volontà di sconfiggere il destino. Record del mondo dei 200 metri: 19”72; “lui, un ragazzo del sud, senza pista, era primatista del mondo!”
E la vita dei nostri giorni ci riporta spesso alla mente le imprese di questo eroe dei nostri tempi, in modo inevitabile, perché ormai fa’ parte del nostro patrimonio storico sociale. Oggi, diciamo di persone come lui, è un’icona. E poi anche perché, nel caso qualcuno l’avesse dimenticato, il suo fantastico 19”72 è ancora primato europeo!
Pietro Mennea, la “freccia del sud”, che continua ancora a colpirci il cuore….