Le superfici su cui si corre
Ci sembra di capire (a dire il vero da una trentina di anni…) che il podista si adegui, nell’atto della sua corsa, al tipo di tracciato vicino casa…; nel senso che al cittadino è del tutto normale pensare all’asfalto quale superficie da utilizzare, così come a colui che abita in periferia, o in campagna, la stessa riflessione càpita per lo sterrato, oppure per l’erba. Si matura cioè la convinzione che la corsa vada praticata solamente, o quasi esclusivamente, su di un unico tipo di superficie, trascurando quelli che potrebbero essere i vantaggi (soprattutto la freschezza mentale) della variabilità dei percorsi. In realtà, le superfici su cui si corre offrono al podista che le praticano, vantaggi e svantaggi che forse è il caso di ricordare.
Asfalto – E’ la superficie più utilizzata. Ormai, quasi tutte le strade sono asfaltate, per cui il podista in questo senso quasi non ha scelta: è talmente circondato dall’asfalto che si è abituato a pensarlo come la superficie ideale. Anche perché, effettivamente, è una superficie abbastanza elastica e la tipica reattività del piede, nell’atto della spinta, ne beneficia. Però, bisogna dire, che è una superficie abbastanza dura e che i numerosi e ripetuti impatti (negli anni) possono causare traumi a tutte le articolazioni. Usare sull’asfalto scarpe ammortizzanti, ci sembra il minimo per cautelarsi.
Basolato – E’ una superficie tipica dei centri storici, ma anche di strade cittadine comunemente intese. A volte, il basolato si alterna, nello stesso tessuto urbano, a strade asfaltate, oppure ad altre concepite con sampietrini, materiale abbastanza simile. E’ difficile correre su questa superficie, perché il piede non è quasi mai stabile e la caviglia rischia continuamente d’impattare in una qualche feritoia delle innumerevoli e irregolari lastre disseminate lungo la strada. Bisogna fare attenzione al gesto rimbalzante della corsa e non a ricadere pesantemente sulla superficie, a limitare il più possibile il tempo di appoggio del piede e viceversa enfatizzare il ritorno dell’alzata del ginocchio.
Erba – E’ una superficie che presenta aspetti controversi. Da un lato, essendo morbida, è l’ideale per una corsa rigenerante; ma da un altro, proprio perché è morbida, non rilascia la necessaria risposta elastica alla rullata, causando un affaticamento a tutta la muscolatura della gamba. La stessa irregolarità del suo fondo (l’erba può nascondere buche o avvallamenti) può mettere in seria discussione la possibilità della corsa rilassante, per cui questo tipo di superficie deve essere sempre usata con oculatezza.
Pista – E’ la superficie ideale. Non a caso vi si svolgono tutte, o quasi, le competizioni ufficiali. E’ fatta in materiale sintetico (tartan), morbido ed elastico al punto giusto. Elemento da non trascurare, è chiusa al traffico, oltre ad essere rigorosamente misurata. Vi si possono svolgere tranquillamente allenamenti specifici, a parte ovviamente quelli in salita. La pista ha l’inconveniente della possibile monotonia, nell’ambito di eventuali allenamenti di corsa lenta, per cui, andrebbe impegnata non più di un due o tre giorni a settimana.
Sterrato – E’ il tipico sentiero di campagna o di montagna. E’ una superficie che presenta le asperità del fondo irregolare e che quindi obbliga il podista a concentrarsi non solo sull’appoggio, ma anche sulla direzione da intraprendere, essendo una superficie oltremodo sconnessa, per altro potendo presentare dei tratti in pendenza, utili al podista per una certa variabilità di corsa.
Tapis roulant – E’ il rimedio, nient’affatto trascurabile, da utilizzare nei giorni di pioggia, ma non solo. Nel caso non si possa materialmente uscire (freddo, vento, o pioggia), è l’unica alternativa allo stare completamente fermi. Al limite, si corre qualche minuto in meno rispetto al previsto, però si corre ugualmente…!