Le scarpe non possono star ferme…
Sembra una battuta, o un aforisma, ma non è nessuno dei due: le scarpe non possono star ferme…
Cominciamo subito col fare un esempio, così andiamo direttamente al nocciolo del problema. Tutti sanno che tenere un’automobile ferma nel garage, senza usarla mai, ne pregiudica il funzionamento. Quella volta che la si prenderà, si noteranno sobbalzi imprevisti del motore e meccanismi in genere dal funzionamento rigido. Ciò avviene, principalmente, perché la stasi dei materiali non ne sollecita la funzionalità. Gli esempi potrebbero aumentare, soprattutto per quanto riguarda gli sportivi per quel che attiene le gomme delle ruote dei ciclisti se lasciate per troppo tempo al box. Quindi, veniamo alle “nostre” scarpe da running.
La vita della scarpa inizia quando lascia la casa produttrice, per andare tramite la distribuzione ai negozi specializzati. Vale a dire, la vita della scarpa non ha inizio quando la compriamo… Che cosa le è avvenuto… “prima” che ci facesse sobbalzare il petto alla sua vista…?
E’ bene ricordare che i materiali con cui sono fabbricate le scarpe da running hanno indubbiamente la caratteristica di risultare resistenti, essendo costituite da fibre speciali, però non sono indenni dai danni che potrebbero scaturire da un’esposizione termica inappropriata. Ad esempio, il poliuretano è sensibile alle basse temperature, mentre il gel a quelle alte. Ne consegue che lo stoccaggio delle scarpe, ben prima che vengano spedite ai negozi, e nei negozi stessi, riveste un’importanza che si potrebbe definire strategica: come sono tenute le scarpe? A quale temperatura? Ecco, la temperatura ideale dovrebbe oscillare fra i 5 e i 25 gradi. Noi, podisti trepidanti nell’atto dell’acquisto della scarpa che ci ha colpito per la sua bellezza, siamo sicuri che sono state stoccate come si conviene?
Sapete qual è il pericolo? Le case costruttrici di scarpe rinnovano ogni due anni la loro produzione; e per smaltire le scorte provvedono con le “offerte”, tanto appetite e attese (ovviamente, per il loro costo contenuto) dal popolo dei podisti. Ciò significa però che si “corre il rischio” di comprare una scarpa costituita da materiali già in parte non del tutto funzionali. Figuriamoci poi se il podista, pensando di far bene, le tiene per qualche mese nella scarpiera….