Gli arrivi ad una gara
Assistere ad una gara ha i suoi vantaggi; s’imparano tante cose, soprattutto quelle riguardanti i diversi stili di corsa dei podisti agli arrivi, tutti meravigliosamente uguali ma diversi… Uguali, nella gioia negli occhi di aver posto termine alla fatica; diversi, nella modalità fisica con la quale si è raggiunto l’obiettivo.
A vederli dall’esterno, gli arrivi ad una gara podistica si possono dividere in due grossi blocchi. Nel primo, numeroso, troviamo podisti quasi sempre filiformi, giovani o relativamente giovani, aventi un gesto tecnico ragguardevole, reso indubbiamente estremizzato dallo sforzo finale che ne enfatizza qualche eccesso. Nel secondo, più numeroso del precedente, troviamo podisti con un peso che andrebbe meglio regolato, raramente giovani anzi spesso nient’affatto, caratterizzati da un gesto tecnico approssimativo che si potrebbe anche con facilità definire casuale. Soffermiamoci sul primo blocco.
A vederli dall’esterno, gli arrivi ad una gara podistica del primo blocco si possono ulteriormente suddividere in una sorta di gerarchia a scalare, diciamo fra i primi 10, i primi 30, i primi 50, i primi 100, i primi 200. La tecnica di corsa dei primi 10 è invidiabile. Nel senso che questi podisti corrono così bene e in maniera così facile, che sembrano bere un bicchier d’acqua. Per cui, uno li invidia…, cioè apprezza in loro l’indubbia dedizione che hanno messo nella preparazione, nel curare tutti gli aspetti legati alla corsa, tecnica e allenamenti, in grado di farli esprimere in una maniera tanto semplice eppure efficace. In questi casi, si dice “chapeau”. Nei primi 30 siamo ancora, tutto sommato, su questo piano. Essi corrono in maniera fluida e leggera, perché sono agili e potenti nello stesso tempo. Stabiliscono un riscontro cronometrico rispettabilissimo. Forse, non arrivano un po’ più avanti, perché anagraficamente non sono più “enta”, ma “anta”. Insomma, sono podisti top. E’ sugli altri, quelli che arrivano alla spicciolata, che riusciamo a notare qualche piccola incrinatura nello stile di corsa… C’è quello che, come si dice in gergo, si fa’ portare dall’avversario fin sul traguardo, salvo poi superarlo allo sprint nell’ultimo metro, evidentemente abituato così dalle frequentazioni delle gare su pista. Una coppia arriva quasi mano nella mano, mentre in un’altra uno quasi si arresta quando l’altro da l’avvio a un cambio di marcia irresistibile… Tutti arrivi che testimoniano che si può arrivare a un traguardo o con un piano ci corsa preparato nei dettagli oppure a sensazione sopravvenuta… Un podista procede, evidentemente come suo solito, con la schiena troppo rigida, delegando alle sole gambe il compito di effettuare il movimento, come se tutto il resto del corpo non dovesse contribuire all’armonico sviluppo della corsa… Un altro podista arriva con le sue spalle quasi strette al collo, non tenendole rilassate ad accompagnare l’oscillazione delle braccia… Un altro ancora con un ghigno misto di rabbia e di soddisfazione, che però denuncia il lui una corsa effettuata in maniera forse troppo contratta… Ma quello che si preferisce, è il podista che giunge in prossimità del traguardo e che quando vede il pallone gonfiabile dell’arrivo, quasi stupito di essere lì, si apre in uno splendido sorriso.