Quando la gara sostituisce l’allenamento
Abbiamo già ricordato in passato che la gara è il migliore allenamento. Vogliamo tornare sull’argomento, perché non ci sembra che… un’ovazione abbia accolto il nostro pensiero… Siamo consapevoli che la gara, per il podista, rappresenti sempre, e sempre rappresenterà, il momento topico della sua preparazione, la quintessenza della sua resa podistica, il classico “momento della verità”. Oltre alla “gara come migliore allenamento”, si potrebbe quindi scrivere un altro aforisma: “la gara dice sempre la verità”, e non si sbaglierebbe di molto. Però, contemporaneamente, un po’ ci dispiace che il podista continui a riservare alla gara tutta… questa responsabilità. Insomma, pensiamo che la gara non debba essere “demonizzata”, ma che sarebbe meglio inserirla in un alveo di un più sereno inserimento nella preparazione podistica in senso lato, senza per questo attribuirle “responsabilità” eccessive.
I motivi per cui una gara può “assurgere” ad allenamento sono direttamente riconducibili allo stato di fermo, che può dipendere da due fattori, o da un infortunio oppure da un impedimento per motivi personali (la famiglia, il lavoro, eccetera). In questi deprecabili casi l’elemento discriminante è la lunghezza del periodo di fermo. E’ noto che dopo 15 giorni il podista vanifica tutto il grado di allenamento nel frattempo conseguito. In altre parole, se la stasi perdura oltre le due settimane deve ricominciare quasi da zero. Ora, si pone la questione: il ripristino della condizione precedente entro quanto tempo si consegue? L’ovvia risposta è che dipende dal podista, indipendentemente dal suo “valore”, perché qualsiasi podista ha… due età, una anagrafica e un’altra podistica (oltre ad avere anche una “storia”). Difficile quindi, difficilissimo, quasi impossibile, stabilire una… tabella unica; se non “piegarsi” ad una ripresa che tenga conto dell’effettiva condizione del singolo, in un ambito di allenamenti graduali che vadano a stimolare progressivamente le capacità assopite. Ecco, in questa scala in itinere, quando magari è in programma un allenamento di corsa media, o uno in progressione di velocità, cioè un allenamento di corsa continua non frazionata (come può essere un fartlek o una serie di ripetute), è possibile, anzi auspicabile, inserire un allenamento diciamo pure “specifico”, partecipando ad una gara. E’ del tutto naturale poi che dipenda dalla gara… Si capisce facilmente che se il podista si trova nella prima fase di questa ripresa graduale, non parteciperà ad una gara di 21 km come allenamento…; viceversa, opterà per una di 10 km, dove non “correrà” il rischio di logorarsi e di vanificare i pochi allenamenti fatti in precedenza.
Infine, c’è un’altra considerazione da fare. Partecipare ad una gara come se fosse un allenamento impegnativo, un “lavoro” come si dice in gergo, significa farlo per davvero… Perché, diciamoci la verità, quando si è in gara non si può non impegnarsi: la gara, gli altri, gli avversari, quello che ci supera, quello che superiamo, l’amico, quel tizio dalla folla che ci incita e che non conosciamo… La gara, cioè, da’ stimoli che il migliore allenamento non potrà mai dare.