Unire l’utile al dilettevole, in alcuni podisti
Un amico podista, non ancora anziano sebbene non più giovane, ha subìto un piccolo intervento, per cui deve stare qualche mesetto fermo. Gli sono molto vicino e lo abbraccio fortemente, innanzitutto perché è un carissimo amico, ma soprattutto perché, essendo anch’io podista, so quanto si soffre, in questi stramaledetti casi. Anzi, io ne so qualcosa in più, rispetto a lui, perché se l’amico in questione è un podista “non ancora anziano sebbene non più giovane”, io sono “già anziano da qualche annetto, e basta”, nel senso che dell’essere giovane comincio ad avere un ricordo un po’ sbiadito… Ho però da parte mia il vantaggio, chiamiamolo così, dell’esperienza; per cui stamattina, quando non l’ho subito riconosciuto perché io, podista, corricchiavo e lui, borghese, camminava…, gli ho ricordato quello che non molto tempo fa gli dicevo… Cosa gli dicevo?
Ad una certa età, è normale che il corpo perda alcune caratteristiche che lo hanno sorretto nei decenni precedenti e a cui noi, istintivamente, ci eravamo abituati. Un chiaro esempio, io l’avevo nel giorno del riposo settimanale, normalmente in coincidenza del sabato. Dovendo sostenere la gara domenicale, e avendo fatto nella settimana precedenti tutti gli allenamenti previsti, aerobici e anaerobici, avevo bisogno di tirare il fiato. Succedeva che la domenica, dopo il sabato di riposo, effettivamente avvertivo tutti i benefici del ripristino delle energie. Questo, diciamo, tanto per capirci tra noi podisti, fino all’esaurimento della categoria M55… Però, già dal passaggio della categoria successiva, si avverte, chi più (se si è corso da molti anni) chi meno (se si è corso da pochi anni) una certa insufficienza nel sabato di riposo, quasi un’esigenza di “allungarlo” un po’. A parte il fatto che questa “esigenza” si ripercuote anche negli allenamenti settimanali, che diventano molto meno frequenti e indiscutibili, nel senso che si saltano volentieri, magari quelli anaerobici, in cui ci si sente stanchi e non sarebbero utili, oppure quelli con la pioggia, che invece una volta si facevano lo stesso… Ma la cosa più spiacevole e per certi aspetti inaspettata, è la costatazione che il giorno di riposo al sabato, al podista di una certa età, “nuoce”. Avviene che il corpo non senta la necessità di tirare un po’ il fiato, ma di respirare per molto più tempo, essendosi allungato il tempo necessario per il ripristino delle energie, le quali non sono più quelle del passato. Di conseguenza, come io dicevo all’amico, il corpo “sprofonda” e alla domenica, gara o allenamento, ci si ritrova in una condizione abbastanza precaria, dal punto di vista dell’efficienza organica. Nonostante il riposo, per l’appunto.
Cosa fare dunque nel caso di un infortunio abbastanza grave che ci costringe al “riposo” per qualche mese, specialmente se “non si è ancora anziani sebbene non più giovani”? Bisogna muoversi lo stesso, anche camminando. Cioè, mai stare fermi, al fine di impedire che il nostro corpo possa “sprofondare”. Infatti, l’amico mio, da buon podista qual è, andava stamattina al suo lavoro, camminando… E sarebbe tornato dal lavoro allo stesso modo… Bene. E’ come praticare il vecchio detto “unire l’utile al dilettevole”…Così, si sarebbe comunque mosso per 6-7 chilometri, consentendo al proprio corpo quel necessario e terapeutico movimento per non “sprofondare”, in attesa di tempi migliori. Tempi migliori che io, ovviamente, gli auguro dal profondo del cuore possano venire al più presto..