L’Atletica italiana, prima allo specchio della società
Yeman Crippa, Darika Derkach, Ayomide Folorunso, Fausto Desalu, Eyob Faniel, Larissa Iapichino, Daisy Osakue, Marcel Jacobs, Zane Weir… Sono alcuni dei campioni italiani di Atletica Leggera. Cos’hanno in comune, oltre la maglia azzurra? Molto, soprattutto una cosa, però. Sono lo specchio di una società che cambia, che è cambiata. In questo, l’Atletica Leggera, almeno in Italia, si conferma la regina degli sport. In nessuna disciplina sportiva, infatti, riscontriamo un così notevole gruppo di campioni che hanno raggiunti risultati internazionali. E’ un caso? No, non è un caso, è lo specchio della società italiana che è cambiata.
Si dirà che l’Atletica Leggera è un sport eminentemente individuale, ma non è questo il discorso. Tanti campioni “singoli” fanno un “tutto”, fanno la dimostrazione lampante che gli strati sociali italiani, ormai e per fortuna, sono rappresentati a tutti i livelli. Non a caso, agli Europei di Budaspet, tra le tante medaglie “singole” che l’Italia ha conquistato spicca e risplende (come in uno specchio) lo splendido argento dell’Italia nella staffetta 4×400, nella quale sono evidenti… i riflessi dello specchio di cui stiamo dicendo. Per non parlare poi dell’illustre precedente della medaglia d’oro olimpica della staffetta 4×100… Ma poi, a sentirli questi ragazzi…; parlano benissimo, hanno la mano sul cuore e sono avvolti nel tricolore… Senza voler fare allusioni politiche…, sono i veri “fratelli d’Italia”…
Ancora una volta, lo sport, e segnatamente l’Atletica Leggera, anticipa i tempi, “pre-correndo” quello che sarà il modello della società futura, sempre più eterogenea e solidale, in una parola, sempre più matura e responsabile.