La follia dei podisti
“Qualsiasi cosa siano soliti dire di me i mortali, e infatti non sono così sciocca da non sapere quanto si parli male della follia anche da parte dei più folli, tuttavia sono io, io sola, ve lo posso garantire, che ho il dono di riuscire a rallegrare gli dei e gli uomini. Eccone la prova: non appena mi sono presentata a parlare dinnanzi a questa numerosa assemblea, tutti i volti si sono improvvisamente illuminati di una certa nuova e insolita letizia… Del resto, come di solito avviene quando il sole mostra il suo bel volto dorato… subito ogni cosa assume un nuovo volto e riprende un nuovo colore…”
Così comincia Erasmo da Rotterdam nel suo bellissimo “Elogio della follia”. Mi è venuto da pensare… alla follia dei podisti, al loro modo di concepire la corsa, e quindi la vita stessa, come un esercizio di libertà. Ho immaginato le persone che osservano i podisti mentre corrono, magari noncuranti delle condizioni climatiche avverse. Esse non ridono di loro. E se lo fanno, fingono. In cuor loro li apprezzano, perché i podisti fanno quello che vogliono e che magari a loro è negato, o forse perché si trovano nella condizione oggettiva di non poterlo fare. Ma il loro sguardo comunque si apre al sorriso e all’ammirazione. A volte all’invidia e alla derisione, ma sia l’una che l’altra testimoniano di una loro insoddisfazione.
Ma come si manifesta, materialmente, la follia dei podisti? Cioè, cosa vedono le persone che non corrono?
Innanzitutto, ogni podista dimostra almeno un 10 anni di meno… Ad osservare la sua linea sempre abbastanza affusolata e il suo volto sereno e rilassato, pur nello sforzo fisico che compie, non può sfuggire uno scintillìo negli occhi che ha il sapore della serenità.
Poi, c’è la strada piena di automobili e motorini? Ma c’è anche qualche podista che fa’ capolino, come se niente fosse… Per evitare laddove è possibile il traffico cittadino il podista impegna un sentiero di campagna, ma lo trova pieno di pozzanghere per la pioggia preesistente? E qual è il problema? Ci si arrangia, e si procede lo stesso, oltre al bagnato, sull’asciutto, ad indicare che le difficoltà della vita si superano con la buona volontà e senza il bisogno di lamentarsi e di paralizzarsi nell’azione…
Ma ovviamente i podisti non possono sempre e solo correre… Li vediamo perciò “impegnati” anche nella vita di tutti i giorni, nel rapporto con gli altri, al lavoro, in famiglia… Ebbene, sempre sorridenti, disponibili e comprensivi… Sarà che conoscono il valore del sacrificio, della sofferenza e dell’attesa prima dell’ottenimento dell’obiettivo che si perseguiva…?
Insomma, il podista si distingue. La sua “follia” è ben visibile. E’ quel modo di vivere che comporta l’avere il coraggio di rompere certi schemi, in allegria e in serenità, avendo cura della propria persona, dell’alimentazione e dell’ambiente, civile e naturale. Si chiama anche “stile di vita”.