L’anello debole nel caso di stanchezza

Uno stato abbastanza ricorrente che accomuna ogni tipo di podista è quello relativo a un periodo di stanchezza. E’ un bel problema. Accade sovente, anche quando magari le prestazioni, allenamenti o gare, sembrerebbero allontanare questa eventualità. Una volta smessa la corsa, spesso anche durante, si avverte chiaramente una certa difficoltà a svolgere le normali attività. Nel nostro organismo qualcosa non va’ come al solito. Ci si interroga subito su cosa possa essere. Però, una cosa è certa: siamo stanchi.

La stanchezza è uno stato patologico da non trascurare, perché può insorgere a causa di un normale affaticamento, ma può essere anche la spia di un inconveniente più circostanziato, a cui il semplice rimedio del riposo può non bastare: carenze vitaminiche, stress, sonno disturbato, insufficienze epatiche o cardiovascolari, infezioni latenti… La lista è lunga. Per cui, è forse meglio soffermarsi sul classico caso di stanchezza normale, cioè quella dovuta a un sovraccaricamento, per la qual cosa rallentare o fermarsi un po’ dovrebbe bastare. Tuttavia, in tale situazione il nostro organismo ci lancia un segnale particolare, che possiamo senz’altro chiamare “anello debole”. Cos’è?

La stanchezza subentra quando nel nostro organismo esiste un deficit di energie. Tutte le funzioni che lo compongono ne risentono; chi più chi meno: organi, muscoli, ossa, tendini. Ecco, quando il nostro organismo è affaticato rilascia meno energie, per cui l’elemento fisiologico già carente a priori, è il primo a rendersene conto…, nel senso che non svolge come al solito la funzione alla quale è deputato. In ambito prettamente podistico, diciamo che “lancia il segnale”. Se si tratta ad esempio del tendine di Achille, non dobbiamo necessariamente pensare che è meglio fermarsi, onde evitare si possa ulteriormente lesionare, quanto invece che è in atto un processo di semplice stanchezza, il quale si è manifestato nel dato fisiologico più debole del nostro organismo.

E’ come quando in una nave si verifica un inizio di affondamento. Mentre i marinai che stanno in coperta quasi non se ne accorgono che imbarcano acqua, gli altri, quelli che stanno nella stiva, si rendono subito conto della gravità del problema. In una qualsiasi circostanza, anche nel caso del nostro organismo quando è affaticato, sono gli elementi più deboli ad avvertire le prime difficoltà. Quindi, il fastidio che proviamo al tendine di Achille non è la causa, ma è il sintomo. Vuol dire che in quella particolare fase della nostra esistenza podistica, l’anello più debole è quello. A meno che, come si diceva, un adeguato controllo medico che indaghi sulle ragioni della stanchezza che non ci lascia nonostante il riposo prolungato per qualche giorno, non certifichi altro.

D’altronde, possiamo senz’altro affermare che ogni podista ha un suo personalissimo anello debole al quale, a lungo andare, perfino si affeziona. Qual è il vostro?

Come? Dite di averne più di uno? Embè, allora….

 

 

 

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