Il “muro” al 35° km di una maratona

I maratoneti lo sanno… Può accadere al 30° km, poco prima o poco dopo, però si presenta sempre, più o meno al 35° km, il cosiddetto “muro” della maratona. I maratoneti lo sanno…

 

E chi maratoneta non è…? Ma poi…, chi può dirsi maratoneta…? E in che cosa consiste questo fantomatico, quasi leggendario, “muro” della maratona…? Belle domande; per rispondere alle quali è forse opportuno, per chi scrive, fare leva sulla sua personale esperienza in materia, per aver corso 26 maratone. Non molte, come si vede, ma neanche poche…

Ecco, si diceva: personale esperienza… La maratona, in un certo senso, non è per tutti, perché non basta correrla una volta o due, per dirsi maratoneti. Non a caso, chi ha corso diverse maratone, sa che le prime si sbagliano sempre, per un motivo o per un altro. La maratona è un fatto soggettivo, perché riveste diversi ambiti e ognuno ne risponde secondo le proprie caratteristiche e inclinazioni. Saltiamo quindi i preliminari e addentriamoci in quelli specifici.

Tutte le gare podistiche si corrono in base a 3 A… Allenamento, Alimentazione, Amore (inteso come passione e determinazione). Diamo per scontato che un podista abituale, un maratoneta infatti, le abbia tutte…, e per altro in dosi massicce… Cominciamo dall’allenamento. Per una maratona si richiedono minimo 3 mesi di allenamenti, con un lungo al mese non più corto di 30 km. Bisogna abituare l’organismo a correre al ritmo di corsa media, perché la distanza è lunga da percorrere e bisogna imparare a distribuire meglio lungo il tragitto le riserve energetiche a disposizione, rappresentate essenzialmente dai carboidrati. Si deve saper correre, regolando bene il meccanismo energetico derivante dal mix aerobico/anaerobico; quello della corsa media, per l’appunto. E così veniamo alla seconda A, cioè all’alimentazione. Di dice, e giustamente, che i carboidrati sono la “benzina” dei maratoneti. Ma, così come è stato ampiamente dimostrato, più o meno intorno al 30° km, quando i podisti cominciamo a stare in riserva, cosa succede all’organismo? Succede che si deve rallentare… E che bisogna far leva sulla riserva di glicogeno, cioè sui grassi, che si ha a disposizione. Ecco perché nel corso dell’ultima settimana che precede la gara, il podista si premunisce prima di depositare i grassi e poi i carboidtrati nel proprio organismo. Così facendo, otterrà di cui ha bisogno: una volta esauriti gli zuccheri, che si bruciano più in fretta, poi il glicogeno farà il suo corso… Naturalmente, il podista accorto, nell’ultima settimana che precede la maratona, non si sarà ingozzato di carboidrati, perché tutto ciò che eccede il proprio personale assorbimento, non riuscendo a tramutarsi nel metabolismo soggettivo, si traduce in grassi. E infine eccoci alla terza A, quella dell’amore, della passione, della determinazione… Qualsiasi podista che abbia una certa dimestichezza con la maratona, per averla cioè corsa minimo un 5/6 volte, sa che si troverà al cospetto del muro al 35° km, o lì nei paraggi… Egli non ne ha paura, ne ha rispetto. Sa bene che sta percorrendo una lunga distanza e che sta affrontando una gara forse troppo lunga per un essere umano. La sua, tutto sommato, non è una gara, è un sfida: contro se stesso, contro le leggi della Natura, contro la sua capacità di sopportazione della sofferenza. Conosce il “muro”, non gli è affezionato, ma gli è grato, perché gli da’ la possibilità di misurare le sue capacità. Ha comunque cercato di premunirsi, sorbendo degli integratori a rapida assimilazione, dopo aver superato la Mezza, intorno al 25° km, e poi al 30°km, prima che manifestasse la sua immancabile presenza, mediante l’irrigidimento dei muscoli e una certa rigidità delle spalle. Ha cercato nel frattempo di controllare la sua postura: braccia sciolte, per quanto è possibile, passo radente ma non strisciante, schiena non rigida nel gesto del procedere in avanti, accettazione di un rallentamento in fondo inevitabile, nella consapevolezza che comunque si sta andando avanti, verso il traguardo, verso il trionfo, indipendentemente dal risultato cronometrico.

In fondo, la maratona ci restituisce la gioia più profonda al pari di un grande amore… Infatti, solo i grandi amori sono per noi tali, perché ci fanno attraversare la sofferenza, prima di giungere al  sublime. Le cose belle della vita sono quelle che si raggiungono dopo le difficoltà.                         

 

 

 

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