Correre e pedalare
Correre e pedalare si può e, in alcuni casi, si deve… Quando? E’ presto detto…
Innanzitutto, quando ci si dedica al biathlon…, che è un po’ il parente povero del triathlon. Ma si sa, quando è inverno, è meglio evitare il mare… Più frequentemente, l’evenienza capita da chi passa dal podismo al ciclismo, difficilmente capita al contrario… Quindi, bisogna concentrarsi sui podisti che optano per il ciclismo. Chi sono costoro?
I casi sono due: o si tratta di podisti “relativamente giovani” che hanno subìto un qualche infortunio, per cui rimediano andando in bici; oppure si tratta di podisti “relativamente anziani” e che comunque si ritrovano con problemi articolari, specialmente alle ginocchia.
Qual è il discrimine? Nella maggioranza dei casi sono i problemi articolari, ovvero l’impatto del corpo al suolo “assolutamente preponderante” nel podismo e “assolutamente assente nel ciclismo”. Schiena, ginocchia e piedi, per non dire dei tendini, risentono inevitabilmente dell’appoggio del piede che è costretto a sopportare tutto il peso corporeo per una infinità di volte durante un singolo allenamento. Invece, nel ciclismo, benché queste parti anatomiche non siano totalmente immuni da pericoli, che comunque una giusta postura limita grandemente, manca l’impatto rigido e diretto al suolo; anzi, si raccomanda che la pedalata sia “rotonda”, non rigida e diretta…
Inoltre, la pratica del ciclismo rappresenta un ottimo diversivo dell’esercizio della gamba, poiché interessa alcuni muscoli in modo complementare. Detto in altri termini, mentre nel podismo i muscoli della gamba lavorano in modo aerobico, cioè per la resistenza, nel ciclismo si ottiene il potenziamento, perché i muscoli vengono sollecitati intensamente in ogni fase della pedalata. Infatti, mentre nel podismo c’è l’impatto al suolo, e basta, nel ciclismo c’è la pedalata in pressione e successivamente quella in trazione; c’è la pedalata che spinge e subito dopo quella che richiama. Per cui, possiamo dire che la corsa si esaurisce in un solo momento, mentre nella pedalata i momenti sono due.
Comunque, ciò determina un “problema di durata”: quanto tempo bisogna dedicare rispettivamente alla corsa e al ciclismo, al fine di ottenere gli stessi risultati? Con la corsa tutto il corpo “lavora”, su qualsiasi tipo di percorso (ad esempio in discesa…); mentre con la pedalata tutto il corpo “lavora” in maniera parziale (ad esempio in discesa non si pedala…). Fatti i debiti distinguo e fatte le doverose note tecniche e stilistiche fra i due gesti (le scarpette nel podismo, eccetera, le misure del telaio nel ciclismo, eccetera), un “raddoppio” del tempo occorrente nell’espletamento dei due gesti, sembra essere una misura abbastanza ragionevole.
Infine, una semplice battuta: podisti e ciclisti sono uomini in gamba!