Le braccia nel podismo
Molti podisti ritengono che correre significhi muovere, più o meno velocemente, le sole gambe, trascurando tutte le altre parti del corpo, braccia comprese. Non è infrequente il caso di notare l’incedere approssimativo di podisti che, quasi inevitabilmente, conseguono risultati cronometrici non di rilievo e, quello che è peggio, fanno maggiore fatica rispetto ad altri che hanno invece una postura meno scorretta. Riteniamo che la causa principale di questa tendenza sia per così dire “l’origine del podista”, essendo egli nella stragrande maggioranza dei casi un ex calciatore, approdato al podismo, per… raggiunti limiti di età, senza che abbia fatto cioè un minimo di tirocinio, se vogliamo, non scolarizzato e disciplinato in una gestualità ortodossa. E poiché il calcio si pratica con le gambe, le braccia non sono educate all’esercizio della loro migliore funzionalità.
Nel podismo le braccia rivestono un’importanza veramente basilare, perché devono assecondare e accompagnare l’intero movimento corporeo nello spostamento in avanti. Anche senza volerlo, le braccia si muovono in sincrono opposto rispetto a quello delle gambe: braccio destro in avanti significa piede sinistro indietro, e viceversa. Però, le braccia devono essere vicine al busto, senza toccarlo, e non soltanto per una questione di attrito che potrebbe frenare la velocità di corsa; esse nel loro piegamento devono poter formare un angolo di circa 90°, altrimenti costringono l’atleta ad impegnare energie che sono minime in pochi metri, ma considerevoli in molti chilometri.
Da precisare che per braccia si deve intendere l’intero arto, mano compresa. Le dita delle mani, infatti, seguono il ritmo di corsa. Sono semichiuse, o semiaperte se preferite, nei casi di corsa di resistenza: esse devono seguire lo sforzo corporeo prolungato e quindi devono risultare agili e sciolte, per non appesantire e irrigidire il movimento. Al contrario delle corse brevi, di scatto, dove si richiede che siano rigide e tese nello sforzo breve.
Come fare per correggere i difetti di questa postura? Se l’atleta non ha avuto la fortuna di cominciare da ragazzo, potrà esercitarsi… a vedersi quanto è brutto in uno specchio! Cioè, con l’ausilio di piccoli pesi (anche una bottiglietta d’acqua), si posizionerà di fronte ad uno specchio e mimerà (da fermo o saltando sul posto) il gesto della corsa, facendo attenzione al movimento delle braccia. Allo stesso modo, si eserciterà con skip, corsa balzata e corsa calciata: tutti esercizi che richiedono inevitabilmente l’ausilio delle braccia e, per così dire, il loro coinvolgimento. Infine, esistono diverse forme di esercitazioni per le braccia, sia per tonificarle sia per renderle più sciolte nel movimento, che è poi il fine ultimo della corsa, essere tonica e sciolta: piegamenti, stretching e pesi serviranno allo scopo.
Abbiamo spesso assistito a dei neofiti podisti cominciare a correre, tenendo le mani al petto, come di solito fanno i calciatori in allenamento, oppure come gli stessi facevano di sicuro ai tempi dei loro trascorsi militari (ai loro tempi la naia era ancora in vigore), durante le esercitazioni di corsa, fatte con scopi… non precisamente didattici. A tutti costoro abbiamo sempre consigliato di correre in allenamento con dei piccoli pesi tra le mani (mp3, bottigliette, chiavi di casa, eccetera), così da abituarsi ad avere le braccia non troppo alte, ma all’altezza dei fianchi.