Un modo particolare per gareggiare con continuità
Cominciamo con una banalità, con una forzatura, con una battuta… Al giorno d’oggi si è così seriosi che essere banali è diventato chic: “Non c’è podista senza gara, non c’è gara senza podista”… Avete mai visto un podista che non ambisca a partecipare a qualche gara? E avete mai visto una gara… senza nemmeno un podista? Sono due situazioni paradossali, ma spesso è nel paradosso che si nasconde la verità. Basta saperla trovare. Tutto questo per dire che ogni podista vorrebbe sempre gareggiare; e per dire anche che, purtroppo, sempre non si può. Però, un modo ci sarebbe, un modo particolare appunto, che accompagna la carriera e l’esperienza di ogni podista. Vediamo qual è…
Bisogna prendere a modello gli atleti d’elite, fatte ovviamente le debite proporzioni. Essi, quando si trovano nella “fase agonistica”, quella cioè seguente agli allenamenti programmati e coincidente con le gare previste, smettono di effettuare i cosiddetti “lavori”; le loro corse, i loro allenamenti, sono essenzialmente dei “richiami”. Oppure, si può fare riferimento al periodo estivo, allorché il podista amatoriale non può seriamente allenarsi a causa del caldo eccessivo, ed allora demanda l’effettuazione degli allenamenti impegnati alle gare estive che pullulano nelle località estive. Ecco, occorre ritagliarsi uno spazio entro cui correre con impegno e gareggiare, delegando a tutti gli altri, in modo “scientifico”, vale a dire consapevole e studiato, solo la corsa lenta con alcuni allunghi finali, o qualche leggerissimo progressivo.
Realizzato quanto sopra, si può “elevare a sistema”, tale metodo… e lo si può adottare soprattutto quando l’età media del podista, anagrafica e podistica, comincia a pesare. Come? In un modo molto semplice. Pensando di non potere e non volere rinunciare alla partecipazione della classica garetta settimanale di 10 km, si possono tranquillamente abolire i “lavori” infrasettimanali (corsa media, progressivi, prove ripetute, salite, variazioni…), per sottoporre l’organismo allo sforzo massimale nell’ambito esclusivo della gara stessa. Così, si mantengono inalterate, o quasi, le funzioni vitali dell’agonismo, le giuste sollecitazioni organiche, nonché il piacere di gareggiare e di stare con gli amici.