Storia della medicina…, podisticamente (4^ parte)
Da Paracelso all’ospedale
La figura di Paracelso è emblematica per la storia della medicina: è l’uomo, il medico, che cura gli ammalati. Ma era una sproporzione in atto: un medico, tanti ammalati. E il più delle volte era il medico ad andare dagli ammalati, non il contrario: altra sproporzione. L’ospedale, come oggi noi lo intendiamo, era una concezione inimmaginabile. Per necessità di situazioni, si verificavano solo delle realtà dove si rendevano indispensabili delle cure collettive, come negli spostamenti religiosi.
Anche le crociate, non solo pellegrinaggi, diedero impulso alla necessità di organizzare delle strutture stabili in grado di far fronte alle numerose richieste di assistenza medica. E inoltre, si capì che il mezzo migliore di fronteggiare le varie epidemie che periodicamente infestavano l’Europa era proprio quello di creare degli edifici dove isolare i morbi.
L’idea dell’ospedale si deve alla decisione conciliare di Nicea (325 d. C.) di dotare di un ospedale a tutte le città sedi di cattedrali per accogliere i numerosi pellegrini. Ma gli ospedali, in Europa, si diffusero soprattutto dall’XI secolo in poi. Erano “ospizi” per chi non poteva permettersi alberghi. Parallelamente, prese corpo l’esigenza di costituire una base scientifica alla pratica medica, che potesse fungere da catalizzatore per la nuova branca del sapere e che potesse calarsi meglio nelle reali esigenze della società.
La Scuola Medica Salernitana (IX sec.) fu la prima e più importante istituzione medica europea del medioevo. Essa costituì un momento importante nella storia della medicina, soprattutto per il metodo che adottò, basato sull’esperienza (Ippocrate, Galeno, testi arabi) e sulla prevenzione. La sua fama si accrebbe enormemente quando Arechi, duca longobardo e signore di Benevento, si stabilì a Salerno, riconoscendone il prestigio ormai conseguito.
Ma storicamente, il primo, vero, moderno ospedale comunemente inteso, venne fondato nel 1448, a Milano (“Ospedale Maggiore di Milano”), per opera dell’arcivescovo Rampini. Fu il primo ospedale in grado di rispondere a criteri clinici e di larga accessibilità sociale. Ormai, si era affermata l’idea di costruire la “casa per la cura degli ammalati”, la “casa della sanità”, rivolta a tutti i ceti sociali. Un po’ come la “caserma” per le forze dell’ordine e la “scuola” per la cultura.
Ovviamente, poi la natura “politica” delle aggregazioni umane ha preso il sopravvento e si sono create quelle distorsioni sociali che hanno generato ospedali per ricchi e per poveri, cioè una forma di assistenza sanitaria pubblica e privata. Saltando molti anni e situazioni, non pertinenti per l’ambito del presente scritto, concludiamo ricordando che in Italia la struttura ospedaliera e le “unità territoriali di assistenza sociale e sanitaria” divennero “azienda” nel 1992.
Quindi, la scienza medica, dopo un lungo cammino, è passata dall’uomo alla società. Possiamo dire che ora è patrimonio di tutti e che è una scienza ufficiale. Però, come ogni scienza ha dovuto avere bisogno di contributi che solo qualche singolo poteva fornirle, cioè gli “scopritori”, coloro i quali, anche a costo di sacrifici personali, hanno segnato delle tappe fondamentali nello sviluppo della scienza medica, determinando la convinzione, qualora ve ne fosse bisogno, che sono sempre i singoli a fare il bene della società. E che la società non deve chiudersi ai loro interventi, ma prevedere degli spazi e delle occasioni in cui essi possano manifestarsi.